“Giustizia è fatta. Alla Corte costituzionale è bastato davvero poco tempo per sancire che l’attuale importo della pensione di invalidità – 285,66 euro al mese – ‘non è sufficiente a soddisfare i bisogni primari della vita. È perciò violato il diritto al mantenimento che la Costituzione (all’articolo 38) garantisce agli inabili al lavoro».”
Lo Scrive Francesco Riccardi su Avvenire.
“È palese, infatti – continua – che quella cifra non può bastare a soddisfare le necessità minime di sostentamento di persone che non possono guadagnarsi altrimenti da vivere, non avendo capacità lavorativa”.
“Ma soprattutto, agli stessi giudici costituzionali è balzata subito agli occhi l’altrettanto netta iniquità di quel trattamento rispetto ad altre misure previdenziali”.
“Ma perché gli invalidi – impossibilitati da una disabilità a lavorare – dovrebbero (soprav)vivere con la metà rispetto a coloro che sono “semplicemente” disoccupati? Non ha senso”.
“E infatti la Corte costituzionale ci ha messo davvero poco a fare i conti e decidere che il livello minimo – anche per l’assegno di invalidità – dev’essere di 516,46 euro al mese (per chi non ha altri redditi superiori a 6.713 euro annui)”.
“Ma se l’iniquità era così palese perché nessuno vi ha posto rimedio prima che la questione fosse sollevata davanti alla magistratura costituzionale?”.
“Per quattro motivi: il primo è che in questo Paese ancora si pensa che gli invalidi, i disabili, siano “una faccenda delle famiglie” e siano quest’ultime a doverli mantenere e curare”.
“Il secondo è l’errore di percezione rispetto all’assegno di accompagnamento (520 euro mensili) incassato in aggiunta da molti invalidi ma che non serve al loro mantenimento, quanto a retribuire una persona – sia essa una badante o un familiare che resta a casa – perché provveda ad assisterli nei loro bisogni fisici”.
“Il terzo, riguarda la scarsa rappresentanza sociale degli invalidi: le organizzazioni sono frammentate e senza peso politico; i sindacati hanno purtroppo perso da tempo la loro visione complessiva, preoccupati di difendere gli interessi dei pensionati ex-lavoratori che ne costituiscono la base e per i quali hanno ottenuto perfino la 14esima”.
“Il quarto, ma più importante motivo, è che la politica ha sul tema degli invalidi la coscienza sporca. In passato, ha utilizzato la leva delle pensioni di invalidità – anche finte – per risolvere situazioni di povertà estrema e costruirsi bacini elettorali con il voto di scambio”.








