«Cassa integrazione gratis o meno, cambia poco: ad essere sbagliata è l’idea che il blocco dei licenziamenti possa funzionare come un vaccino che protegge dagli effetti della crisi». Lo afferma l’imprenditore Giordano Riello intervistato dalla Stampa.
A primavera si rischia la tempesta perfetta: fine del blocco dei licenziamenti, delle garanzie pubbliche sui prestiti e della sospensione delle rate sui mutui. Non teme gravi conseguenze a livello occupazionale? «Sicuramente, anzi mi aspetto un vero massacro. Non tanto nei grandi gruppi industriali, quanto nelle piccole e microimprese che più stanno soffrendo la crisi di liquidità. Stiamo vivendo in una bolla in cui tutto è ovattato. Ma bloccare i licenziamenti aveva senso nell’emergenza la scorsa primavera, non ora».
«Io non ho alcuna intenzione di mettermi a lasciare a casa i dipendenti. E in questo Paese sarebbe ora di parlare di più di come favorire le assunzioni, anziché di come evitare i licenziamenti. Ma ora prorogare il blocco significherebbe solo drogare il mercato del lavoro, non sarebbe altro che un palliativo. È come prendere la tachipirina e pensare che curi un’infezione: sì, la febbre per qualche ora magari scende, ma prima o poi l’antibiotico serve».
E la cura qual è? «In Italia manca una politica industriale da almeno trent’anni, nei quali non si è andati oltre il clientelismo e la politica dei bonus quando invece servirebbe una visione d’insieme, da Nord a Sud. Così perdiamo competitività e non a caso stiamo cedendo i grandi valori del nostro Paese. Io sono veneto e qui vedo sempre più pezzi importanti del nostro patrimonio immobiliare, culturale ed economico svenduti a investitori stranieri, perlopiù cinesi. Ma non stupiamoci se passa voglia di fare impresa».