“In un sistema pensionistico a ripartizione e in cui la maturazione del diritto a pensione prescinde dal regolare versamento dei contributi nel corso della vita lavorativa, va verificata la sostenibilità della spesa nel lungo periodo e gli effetti che sulla adeguatezza delle prestazioni produrranno le azioni normative poste in essere nel presente, vanno altresì considerate le conseguenze di dette azioni sulla sostenibilità del modello da parte del sistema produttivo, sia con riguardo al contributo richiesto alla fiscalità generale, che nei confronti dei soggetti tenuti al versamento della contribuzione”. È quanto si legge nella relazione della Corte dei Conti sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Inps per l’esercizio 2018.
“In un sistema previdenziale che eroga ancora gran parte delle prestazioni ad elevata componente retributiva – prosegue la Corte – misure ampliative della spesa attraverso l’anticipo dell’età di pensionamento rispetto a quella ritenuta congrua con l’equilibrio attuariale e intergenerazionale, il blocco dell’indicizzazione dell’età di uscita dal lavoro alla speranza di vita e la reintroduzione del sistema delle finestre (si tratta dei tre specifici interventi attuati con il dl n. 4 del 2019 in materia pensionistica), comportano sia esigenze di cassa immediate (tipiche, come detto, di un meccanismo a ripartizione), sia debito implicito, in quanto la componente retributiva del trattamento non viene corretta per tener conto della maggiore durata della prestazione”.
La relazione sottolinea inoltre che “difficoltà riguardanti la dotazione informatica e quella infrastrutturale pongono l’accento su aspetti gestionali critici, alcuni dei quali già rilevati in precedenti relazioni al Parlamento”.
Le principali criticità indicate dalla Corte riguardano “l’ottimale distribuzione del personale tra attività di prodotto e di supporto ed alla sproporzione tra assegnazione centrale e territoriale del personale dirigenziale; la formazione ed al necessario sviluppo di carriera del personale di area C, motore delle attività altamente specialistiche svolte dall’Inps; la carenza di determinate figure professionali; la pletorica creazione di strutture centrali non core; l’esternalizzazione diretta ed indiretta di alcune attività con particolare riguardo al settore informatico”.
“A quelle appena esposte, e che si manifestano con maggiore evidenza a seguito dei provvedimenti di contrasto all’emergenza epidemiologica e nell’ottica di una futura organizzazione che considera il lavoro da remoto quale ipotesi a regime e non più marginale – si legge nella relazione – vengono ad aggiungersi tradizionali criticità strutturali e gestionali”.
La Corte evidenzia poi che “procede a rilento il programma di smobilizzo del patrimonio immobiliare la cui redditività, considerati anche gli oneri della gestione diretta ed indiretta, è fortemente negativa, mentre non si sono realizzati i risultati attesi dalla conversione dei beni in quote dei fondi immobiliari Invimit sgr i cui proventi di vendita dovranno essere contabilizzati a riduzione dell’indebitamento netto”.








