Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Vi spiego il gran pasticcio della giustizia tributaria sul PNRR | L’analisi di Giampaolo Galli

Il PNRR mette dito sulla piaga della giustizia tributaria, ossia le ex commissioni provinciali e regionali, ora diventate corti di primo e secondo grado. I problemi sono condivisi, tant’è che nell’ultima relazione annuale della Corte di Cassazione così vengono sinterizzati: «Il PNRR muove dalla considerazione di quanto il contenzioso tributario sia una componente importante dell’arretrato (e delle sopravvenienze) della Corte di Cassazione (oltre 50.000 ricorsi pendenti nel 2020 e circa 10.000 nuovi ricorsi ogni anno!) e di quanto spesso le decisioni della Cassazione portino all’annullamento delle decisioni delle Commissioni tributarie regionali (il 47% dei casi nel 2020!)».

Si aggiunga che i ricorsi pendenti nelle corti di primo e secondo grado sono quasi 300 mila (!) e che in circa metà dei casi le corti danno torto all’ufficio che ha avanzato una pretesa nei confronti del contribuente! Si aggiunga che il 41% degli esiti favorevoli al contribuente in primo grado viene rovesciato in secondo grado! Considerando i tre gradi di giudizio, fino alla Cassazione, i tempi dei procedimenti superano facilmente i 10 anni.

La riforma proposta nel PNRR (sulla base di una commissione presieduta da Giacinto della Cananea) si è tradotta nella legge 130 del 31 agosto 2022; l’obiettivo è raggiunto, ma (per ora) quasi solo sulla carta. E si capisce perché: la principale innovazione della riforma consiste nel creare una magistratura specializzata in diritto tributario, mettendo fine alla situazione attuale in cui ci sono solo giudici onorari, ossia persone (per metà circa magistrati, poi avvocati, commercialisti, pensionati e altre figure tra cui qualche geometra) che hanno un’altra fonte di reddito principale e arrotondano con la paghetta delle corti, prestandovi la propria opera come e quando possono.  Ovviamente ci vorrà tempo per fare i concorsi e superare le resistenze della categoria degli attuali giudici onorari, destinati a sparire. 

Qualche progresso dovrebbe venire anche dal decreto legislativo 220 del 30 dicembre 2023 (decreto Leo) sul contenzioso tributario che tra l’altro prevede l’applicazione di sanzioni per la violazione dell’utilizzo obbligatorio delle modalità telematiche e la possibilità di attivare la conciliazione giudiziale anche in Cassazione. Il processo telematico è essenziale anche perché attualmente non esiste una banca dati delle sentenze delle corti tributarie; né esiste un massimario che possa orientare cittadini e professionisti. È dunque difficile dire che esiste una giurisprudenza tributaria, il che è davvero grave.

Certo, esiste la giurisprudenza della Cassazione, ma purtroppo anche lì le cose non sono affatto semplici perché una quarantina di magistrati fanno fatica a star dietro a 10 mila ricorsi all’anno e a un arretrato di 50 mila (su un totale di 100 mila pendenza del civile). Tra l’altro con tanto arretrato è difficile ricorrere alle sezioni unite e accade non di rado che le nuove sentenze contraddicano le precedenti, creando ancor più scompiglio fra contribuenti e professionisti! In tanto pasticcio, per non sbagliarsi, gli uffici ricorrono sempre in Cassazione, anche quando hanno perso sia in primo che in secondo grado. E anche questo dato merita un (ennesimo) punto esclamativo!

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.