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Ue: con Ribera in bilico il Green Deal rischia di fallire | Lo scenario

Da paladini del Green Deal a vittime del cambiamento climatico.

L’alluvione che ha colpito la Spagna non rischia di spazzare solo la credibilità di Teresa Ribera e di azzerarne le possibilità di diventare vicepresidente esecutiva della Commissione.

Una debacle della ministra spagnola della Transizione Ecologica può riverberarsi proprio sul Green Deal, finito nel mirino dei gruppi di destra.

La crisi dell’auto è solo l’ultima goccia di un vaso oramai stracolmo.

La legislazione verde, scrive MF-Milano Finanza, è oggetto di continui attacchi da quando i trattori hanno invaso le capitali europee.

Da allora nulla è cambiato: è solo aumentata la consapevolezza, grazie a Mario Draghi, sulla montagna di investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi green fissati per il 2050.

La sfida principale della prossima Commissione è proprio quella di far accettare agli Stati membri nuove forme di debito comune.

Un compito ancora più complicato senza Ribera, di certo la più strenua sostenitrice del Green Deal.

Il Partito Popolare e Vox faranno di tutto per sottrarle la vicepresidenza della Commissione.

La certezza è arrivata durante l’audizione di martedì sera, quando gli attacchi contro Ribera hanno fatto rivoltare l’intero partito socialista.

La ministra spagnola è stata accusata di non aver speso i fondi stanziati per ripulire i letti dei fiumi e per prevenire il dissesto idrogeologico.

Ribera invece ha ricordato a chi governa la comunità valenciana, cioè Vox e i Popolari, che hanno ritardato l’allarme e hanno tagliato i fondi per la protezione civile.

Il problema ora è che lo psicodramma tutto spagnolo su Ribera, con quello sulla vicepresidenza di Raffaele Fitto, si sta riverberando sull’Europarlamento.

Ieri la maggioranza Ursula si è spaccata sulla legge contro la deforestazione, altro pezzo portante del Green Deal.

Popolari, conservatori e patrioti hanno votato per il rinvio, prova che esiste una maggioranza alternativa di destra.

E se Donald Trump può sfilarsi dall’accordo sul Clima di Parigi, niente impedisce a un’Ue risvegliatasi sovranista di rimangiarsi le vecchie promesse green.

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