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Pasquale Tridico (presidente Inps): «La fine di Quota 100 non è la fine del mondo»

“Quota 41” consentirebbe l’uscita dal lavoro indipendentemente dall’età anagrafica, con 41 anni di contributi. Questa è la proposta dei sindacati, che il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, sostiene costerebbe «il primo anno 9 miliardi di euro». Tridico sostiene che per sostituire Quota 100 «la strada da seguire, secondo me, è quella di approfondire gli strumenti che già oggi permettono di lasciare il lavoro a 63 anni come l’Ape sociale».

«La fine di Quota 100 non è la fine del mondo. Credo che si debba consentire di anticipare il ritiro dal lavoro, prima dei 67 anni, a coloro che svolgono mansioni gravose, ad esempio chi fa i turni di notte, come già avviene. Va allargato il numero di mansioni gravose», aggiunge in un’intervista a Repubblica.

La ripresa dell’economia riguarda anche l’occupazione. «C’è un boom di nuovi rapporti di lavoro rispetto all’anno scorso, il livello più basso di ricorso alla cassa integrazione da quando è scoppiata la pandemia e non ci sono i temuti e terribili licenziamenti di massa».

C’è una ripresa anche dell’occupazione «ed è molto forte. I nostri sono dati amministrativi reali, non survey, analisi di dati. E ci dicono che i flussi contributivi, cioè i contributi che imprese e lavoratori versano all’Istituto, sono aumentati dell’8% nel semestre tra gennaio e giugno 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020. un trend che ci permette di dire che a fine anno le entrate contributive, al netto di nuove chiusure che ovviamente nessuno si auspica, ritorneranno ai livelli pre Covid», prosegue.

Dietro la crescita dei contributi «in termini di nuovi rapporti di lavoro parliamo di oltre 400.000 nuovi occupati nel primo semestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020. C’era molta preoccupazione per lo sblocco dei licenziamenti nell’industria ma non c’è stata assolutamente alcuna corsa a licenziare. C’è, piuttosto, un rimbalzo di nuovi rapporti di lavoro con una forte accelerazione. Stiamo assistendo a un veloce assorbimento della cassa integrazione. A luglio si è registrato il livello più basso di ore di cassa integrazione autorizzate: 170 milioni contro i 500 milioni del solo mese precedente», continua.

Ci sono stati, tuttavia, licenziamenti collettivi in diverse aziende, dalla Gkn di Campi Bisenzio in Toscana alla brianzola Gianetti ma «sono crisi aziendali precedenti. Pensi anche al caso Whirlpool», osserva Tridico. Sugli ammortizzatori sociali il numero uno dell’Inps dice che «non c’è la riforma perché il nuovo sistema partirà nel 2022. Il perno della riforma è il cosiddetto “universalismo differenziato” e l’obiettivo di quest’anno era quello di cominciare ad applicarlo».

«A causa del Covid è stata sostanzialmente anticipata la riforma. Oggi la cassa integrazione è prevista per tutte le aziende, anche per quelle che hanno un solo dipendente. E questo è il principio della riforma Orlando. Un istituto universale con una differenziazione sulle aliquote contributive: più alte per chi vi farà maggiore ricorso».

Questa riforma degli ammortizzatori costerà «nel 2022 qualche miliardo, dipende molto dall’andamento dell’economia. Nel 2020 la cassa integrazione è costata a tutti noi quasi 20 miliardi, per il 2021 ne sono stati appostati circa 10. Penso che servirà meno della metà: nell’ordine di 4-5 miliardi».

Infine, i sindacati sono contro il green pass obbligatorio per entrare nel posto di lavoro a meno che non lo stabilisca una legge mentre Tridico è «favorevole. una mia personalissima opinione, ma come professore universitario mi farebbe piacere che il mio rettore mi dicesse: senza il Green pass non puoi entrare in aula perché rischi di contagiare gli studenti», conclude.

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