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Tassi alti e recessione, l’Italia è l’anello debole dell’Europa | Lo scenario

Se i tassi restano alti e scatta la recessione, l’Italia sarebbe «il grande punto debole di tutta questa storia», ammette Kenneth Rogoff, docente ad Harvard, già capo economista del Fmi e membro del board Fed.

Lo rivela in una intervista con il vice direttore de La Stampa Marco Zatterin.

«L’inflazione americana toccherà presto il massimo, ma non credo che sia destinata a scendere abbastanza da compiacere i banchieri centrali. Non ci sarà presto un tasso a due cifre, a meno che la situazione non peggiori gravemente in Ucraina, possibilità che mi preoccupa. Lo stesso può succedere in Europa, sebbene l’economia sia più debole e questo possa avere un ruolo nel contenere i prezzi».

Gli europei sono più pessimisti degli altri.

«Se aveste avuto un inverno rigido sarebbe completamente diverso. Non è incoraggiante che l’inflazione risponda più al clima che alle politiche delle banche centrali».

Le scelte della Bce sono state molto criticate in Italia, ricorda Zatterin.

«Viene un momento in cui, per essere preso sul serio, devi reagire ai prezzi che accelerano. A Francoforte hanno visto cosa era successo negli Stati Uniti dove hanno atteso troppo a lungo. Detto questo, solo alcune voci accusano la Bce di essere stata troppo aggressiva.

Credo però che la banca centrale sia ben consapevole che l’Italia sia un punto debole. Ha sostenuto l’economia con il Quantitative easing (Qe) e ora è molto difficile continuare a comprare titoli per puntellare il debito.

Lo scenario si complica se stai stringendo la politica monetaria. Nell’incertezza cambi strumento di intervento e il nuovo modello alla fine non risulta del tutto convincente.

La nuova regola dice “potremmo intervenire in caso di rischi alla stabilità finanziaria”, ma fonda tutto sul giudizio della Bce ed appare complessa da calibrare. Così non si sa se sarà utile e l’Italia resta il grande punto debole di tutta questa storia».

Come se ne esce? Riforme? Stabilità?

«Il caso italiano è rimasto sospeso a lungo quando il debito che rimaneva ragionevolmente stabile, ma non siete stati in grado di crescere allo stesso tempo.

L’Italia, devo ammetterlo, ha una storia di crescita terribile, anche se l’ultimo trimestre è stato positivo. La cosa che mi allarma è la convinzione che l’economia globale sia a una svolta che conduca a tassi gonfiati dall’inflazione sino a livelli a cui non eravamo più abituati».

Adesso che succede? Chiede ancora Zatterin.

«Se i tassi crescono ci saranno tensioni nell’area dell’euro, perché saliranno in Germania e ancora più in Italia. Se dovessimo finire in recessione e i tassi di interesse non dovessero scendere in modo significativo, ci sarebbe dei problemi. Magari non sarebbe un’altra crisi dell’Eurozona, perché è già successo due volte. Eppure, la situazione in Italia sarebbe molto difficile, con molto debito e bassa crescita».

L’Italia sarebbe la prima a cadere?

«Non la prima, magari. Ma l’Italia è quella che preoccupa tutti».

Debito stabile e riforme sono la risposta?

«In molti circoli economici la parola riforme strutturali è diventata un tabù. Nei rapporti del Fmi è un concetto che non si trova più. In realtà, se devi affrontare una situazione di choc globale dell’offerta, o un cambiamento geopolitico, non hai alternative a imbarcarti in un processo di riforme strutturali per rinvigorire la crescita. E questo, ricordo, è un problema centrale per l’Italia».

Cosa si aspetta dalla Bce?

«Credo che la linea sia chiara e che gli spread italiani già la contemplino. Così come è ovvio che il “Qe” ha abbassato i vostri tassi, la stretta della Bce li farà salire».

Le sue previsioni?

«Uno scenario positivo, e decisamente ottimista, è una soluzione del conflitto ucraino nel giro di sei mesi. Sarebbe fantastico per l’Europa. E sarebbe magnifico anche per l’umanità. Sono abbastanza vecchio per sapere che le cose impossibili succedono. Però sono un pessimista per natura.

Se il quadro dovesse peggiorare in Ucraina, ed è una soluzione che non voglio nemmeno cominciare a elaborare, non ci sarebbe nulla che le autorità monetarie potrebbero fare. Finiremmo nelle secche con la crescita, l’inflazione, la politica. Sarebbe il Grande Peggio. E le conseguenze per l’Italia potrebbero essere quelle che temiamo».

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