«Bebe Vio è la dea dell’impossibile che diventa possibile». Lo scrive Elena Stancanelli, celebrando l’incredibile successo dell’atleta paraolimpica accolta ieri al Parlamento di Strasburgo da una standing ovation, e additata a modello dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
«Basta guardarla» continua su Repubblica «per capire che non ha niente da spartire con questo nostro tempo lagnoso e suscettibile ed è del tutto immune dalla osannata estetica della fragilità. Non ci tiene a dividere con noi la delusione, la rabbia per l’innegabile accanimento del destino su di lei. Piuttosto Bebe Vio ci regala favolosità».
«È fatta di pura energia, ha i super poteri, quando parte infila in valigia braccia e gambe di scorta e lo racconta sui suoi social e lo fa sembrare buffo. Ma probabilmente quello che a noi sembra la sua danza allegra dei giorni, per lei è faticoso, doloroso. Ha avuto decine di operazioni, ne avrà altre, ma vuole che noi sappiamo di lei soltanto che vince. E vince tantissimo».
«Centodiciannove giorni prima delle Olimpiadi stava per morire, poi ha preferito vincerle. Gli dèi sono così. Al Parlamento europeo le hanno fatto un applauso lunghissimo, al quale lei ha risposto col consueto sorriso: un equilibrio perfetto tra lo schermirsi e il conoscere fino in fondo la ragione per cui è lì, ben sapendo di meritare tutto».
«Le dee non hanno bisogno né tempo di fingere modestia. Hanno sempre guerre da combattere e una pace da ottenere da qualche parte. Von der Leyen ha detto che Bebe Vio è un esempio di ispirazione per l’Europa, capace di cambiare la percezione del possibile. Ha ragione. Bebe Vio è la forma del futuro. Non sarebbe sopravvissuta senza la scienza, non vincerebbe senza la tecnica. È il trionfo della ragione sulla superstizione, è giovane, forte, sa che le conquiste della medicina le renderanno la vita più semplice».