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La crisi della natalità non è una questione morale | L’analisi di Carlo Valentini

Carlo Valentini su Italia Oggi parla della questione della natalità che va risolta, spiega, solo con aiuti concreti: “Le questioni morali sono assai importanti. Ma a volte – sottolinea Valentini – non possono risolversi in un esercizio solamente teorico bensì debbono trovare un ancoraggio nella realtà. Anche su un tema delicato come la natalità si tende a sottolineare solo l’aspetto virtuoso del problema. Manca un secondo piede del tavolo. Quando si parla di natalità affiora spesso il problema dell’aborto, certamente complesso e con molteplici implicazioni anche etiche, ma ci si dimentica di sottolineare l’assenza di politiche per la natalità, cioè di sostegno a chi vorrebbe avere figli.

Non raramente la decisione di abortire o comunque di non procreare dipende dalla solitudine sociale in cui la donna, e la famiglia, si ritrovano.

Un errore impedire alla ministra Eugenia Roccella di pronunciare il suo discorso agli Stati generale della natalità, leggendo l’intervento scritto e da lei poi diramato non sarebbero mancati gli spunti di discussione.

A cominciare dal fatto che  – osserva Valentini – l’importanza della procreazione non va celebrata con belle parole ma creando un sistema di asili funzionante (solo il 14% dei bimbi frequenta un nido pubblico) una sanità pediatrica pubblica sulla quale si possa fare affidamento, una scuola che non sia un parcheggio ma già prepari bambini e ragazzi al loro inserimento sociale, la possibilità di accedere a mutui agevolati per la casa, ma pure sgravi fiscali per gli aiuti domestici così come un supporto economico per i redditi più bassi poiché l’allargamento della fascia di povertà, o semi-povertà, è spesso causa del non allargamento del nucleo familiare.

Invece dell’impegno profuso nel fare approvare il confuso provvedimento dell’inserimento delle organizzazioni anti-abortiste nei consultori o dei tanti convegni sulla famiglia e sul ruolo delle donne (dove c’è sempre chi le vorrebbe a casa e non al lavoro) sarebbe forse il caso di avviare finalmente un piano concreto che incentivi a procreare, invece di aumentare l’Iva sui prodotti per l’infanzia o cancellare, non dando corsi ai decreti attuativi, il Family Act, ennesimo tentativo fallito di promozionare la natalità.

Sarebbe ora di finirla coi vacui appelli familistici e – conclude – predisporre invece adempimenti in grado davvero di incidere sulle scelte delle coppie”.

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