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Serve la sveglia sulla difesa europea | L’analisi di Angelo Panebianco

Angelo Panebianco sul Corriere della Sera parla di ‘sveglia’ per quanto riguarda la difesa europea: “La possibilità di dare vita a questo progetto dipende, si dice, dalle risorse disponibili e dalla volontà politica dei governi.

È vero ma solo in subordine.

Prima di tutto – scrive l’editorialista – è una questione di psicologia, ha a che fare con processi mentali.

Perché tirare in ballo la psicologia?

Perché nella mente di tanti europei sembra esserci un grumo che blocca la possibilità di comprendere che il passato è passato, che il mondo di ieri non esiste più, che occorre adattarsi alle nuove condizioni, che, per sopravvivere, occorre cambiare.

Tanti europei sembrano incapaci di accettare il fatto che la sicurezza non è una condizione naturale né un regalo elargito loro da qualche misteriosa divinità e di cui potranno beneficiare indefinitivamente.

L’inerzia mentale è comprensibile.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale gli europei sono stati consumatori di sicurezza anziché produttori.

È grazie alla protezione militare americana che li liberava dall’onere di investire massicciamente nella propria difesa che gli europei hanno potuto sviluppare i loro costosissimi sistemi di welfare.

Si sono abituati a credere – spiega Panebianco – che la sicurezza sia un pasto gratis.

È necessario che i governi si impegnino nella sicurezza dell’Europa.

Ma l’impresa può avere successo solo se prima, o almeno contestualmente, verrà eliminato quel grumo psicologico che impedisce a tanti (la maggioranza?) degli europei di comprendere che d’ora in poi, per la propria difesa, bisognerà pagare.

Le ricette per mettere l’Europa in sicurezza in tempi ragionevoli esistono.

Ma se non cambia la testa degli europei non si va da nessuna parte.

L’integrazione europea, per tanto tempo, ha riguardato solo le élite, è andata avanti senza bisogno di chiedere il permesso al suddetto «popolo», il quale (tempi felici) era ben contento di usare l’Europa come un bancomat, di ricavarne benefici.

Ma adesso le condizioni sono diverse.

Non ci sono più pasti gratis, c’è un ticket da pagare.

E quando il consumatore deve pagare lo fa solo se è convinto dell’utilità del servizio di cui intende usufruire.

L’invasione dell’Ucraina sembrava avere dato la sveglia agli europei.

Ma, poi, in molti è subentrata l’assuefazione e la voglia di tornare a dormire.

Nel mondo nuovo – conclude – non ce lo possiamo più permettere”.

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