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Renato Loiero, consigliere per le politiche di bilancio della Presidente del Consiglio dei Ministri: “In Italia ci sono 3,6 milioni di imprese. Con la legge incentivi vogliamo dare stabilità al sistema e un preciso quadro di riferimento” | Stati Generali della Ripartenza

In Italia abbiamo 3,6 milioni di imprese, mentre gli Stati Uniti, che sono un’economia molto più grande della nostra, ha 4 milioni di imprese, la Germania 2,5 milioni di imprese. E’ chiaro che da questo deriva una frammentazione e un nanismo imprenditoriale a livello internazionale importante“. Inizia con l’enunciazione di questi dati l’intervento di Renato Loiero, consigliere per le politiche di bilancio della Presidente del Consiglio dei Ministri, al panel “Tra riconversione e innovazione del sistema imprenditoriale italiano” che si è tenuto a Bologna agli Stati Generali della Ripartenza dell’Osservatorio Riparte l’Italia.

Il primo tema che mi preme sottolineare è quello delle catene globali del valore“, ha continuato Loiero. “Fino a quindici anni fa eravamo abituati a pensare a prodotti realizzati al massimo in due o tre paesi. Oggi un oggetto come uno smartphone è composto da quasi 300 componenti e un ampio numero di materie prime critiche, quindi da prodotti e materie estratte in svariati paesi in giro per il mondo“.

Al problema della frammentazione imprenditoriale, si somma l’instabilità dello scenario internazionale che fa rivedere alcune strategie delle imprese: “L’altro tema che voglio evidenziare è quello della globalizzazione. Le crisi del 2008 e del 2010 ci hanno costretto a rivedere la strategia dell’offshoring, e adesso si tende a parlare di reshoring o nearshoring. Quello che mi preoccupa di più è il friendly-shoring, ossia che si tenda a rimodellare la globalizzazione in un’ottica di divisione tra modelli di governo, tra autocrazie e democrazie. Il BRICS guidato da Russia e Cina si sta allargando ad altri Paesi, e non è un caso che nei due conflitti più aspri in corso siano coinvolte due nazioni una che fa parte del BRICS e l’altra che ha chiesto di entrarci e questo è il dato geopolitico che mi preoccupa di più“.

Il Governo è in continua attività per sostenere al meglio le imprese del nostro Paese: “Rispetto a quello che ha fatto il governo per le imprese – ha aggiunto il consigliere – è importante citare l’esito del vertice intergovernativo italo-tedesco di ieri. La Germania è il nostro primo partner commerciale, noi siamo una grande economia di trasformazione e viviamo di questi 700 miliardi di esportazioni che consentono di mantenere in leggero avanzo il saldo delle parti correnti, rispetto all’importazione di gran parte delle materie prime che ci consentono di trasformare e riscaldarci. E’ un accordo che tocca vari punti: economia, innovazione e coesione sociale, ma anche clima, energia e ambiente“.

Di sicuro impatto sarà la legge incentivi che entrerà in vigore il prossimo 30 novembre: “In Italia abbiamo quasi 2 mila incentivi in essere nella normativa nazionale. Gran parte sono di natura regionale, circa mille e settecento. Circa duecento sono invece incentivi nazionali, 81 quelli gestiti dall’Agenzia delle Entrate“, ha precisato Loiero. “L’obiettivo fondamentale è razionalizzare questi incentivi e dare dei criteri direttivi che favoriscano la stabilità, la misurabilità dell’impatto dell’incentivo, la programmazione, il coordinamento Stato-Regioni, la conoscibilità dell’incentivo da parte dell’imprenditore, la digitalizzazione, la semplicità, l’uniformità e poi l’aspetto più importante che è la valorizzazione dell’imprenditoria femminile. Ultimo elemento di questa riforma complessiva è l’aver pensato a un codice degli incentivi per avere un quadro unitario di riferimento“.

Infine, un riferimento al Made in Italy: “Su questo fronte le norme che vogliamo introdurre sono tante e alcune modifiche sono state approvate ieri“, ha confermato Loiero. “Il fondo sovrano è uno strumento di cui si sono dotati molti Stati, il voucher 31, il liceo del Made in Italy, la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale, il registro dei marchi per i luoghi della cultura, la definizione di impresa culturale e creativa, il comitato nazionale per il raccordo delle campagne di promozione del turismo all’estero, il contrassegno per il Made in Italy nel pieno rispetto delle normative internazionali e in vista della protezione uniforme europea delle indicazioni geografiche una ricognizione delle produzioni tipiche di ogni Regione che spesso non sono conosciute e valorizzate“.

Un’espressione di cui non ho mai capito il senso“, ha concluso il consigliere, “è che ‘le imprese devono fare la loro parte’. Cosa vuol dire? Un imprenditore sa bene cosa deve fare e soprattutto sa che, se non risponde al mercato, l’impresa fallisce“.

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