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Ferruccio Resta (Presidente Conferenza dei Rettori e delle Università Italiane): «Il PNRR serve a colmare la distanza tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare»

Otto direttrici utili a modernizzare la formazione, a valorizzare la ricerca, a migliorare la gestione dei nostri atenei. Interdisciplinarità, innovazione nella didattica, tecnologia e digitalizzazione, valorizzazione della ricerca, equità e diritto allo studio, internazionalizzazione, reclutamento e governance sono i tasselli della visione della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – CRUI, che nel corso dell’evento “Università: per un Paese a prova di futuro” che si è svolto a Roma ha richiamato il ruolo degli atenei e la necessità di un riposizionamento al centro del dibattito pubblico.

“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci chiede di mettere a fuoco azioni di sistema e realizzare misure che colmino la distanza tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare. Un Paese moderno e dinamico, basato sul merito e sulle competenze. Queste sono le sfide del nostro tempo, ambiziose e coraggiose”, ha detto il presidente della Conferenza dei Rettori e delle Università Italiane, Ferruccio Resta, sottolineando come il PNRR non deve essere di per sé un fine ma un mezzo.

“Uno strumento che ridisegna la società. Una società che dovrà affrontare sfide complesse, che fallirà se applicherà logiche esclusive e dinamiche articolate, se adotterà un approccio a comparti in luogo di una visione di sistema. Una società in cui, ne siamo convinti, l’università può avere un ruolo centrale.

Per questa ragione – ha aggiunto Resta – oltre che sbagliato, sarebbe limitante relegare il ruolo dell’università ala sola Missione 4 del PNRR. Negli ultimi diciotto mesi, vissuti tra incertezze e difficoltà, l’università ha operato con grande determinazione. Ha dimostrato di avere idee chiare su come gestire l’emergenza e obiettivi solidi sui quali fondare la ripresa.

Una comunità silenziosa e operosa che alla pandemia ha risposto con la didattica a distanza, assicurando a oltre un milione e seicentomila giovani la continuità degli studi. Garantendo abitudini che, se sovvertite e non gestite, avrebbero potuto facilmente compromettere la tenuta psicologica e il futuro di intere generazioni. Al distanziamento sociale – ha ricordato – l’università ha replicato affermando il valore della partecipazione, del confronto e dello scambio. L’apertura di questo nuovo anno accademico, in presenza, è il miglior segnale del ritorno a un’apparente normalità.

Alla presa di posizione decisa dell’esecutivo sul green pass l’università ha dato pieno sostegno, senza incertezze sull’utilità e sulla necessità di adottare strumenti di civile convivenza. Un approccio compreso e premiato dai più giovani che nella risposta al vaccino hanno dato prova di un’ampia fiducia nelle istituzioni: il presupposto di un necessario patto generazionale alla base di ogni decisione sul futuro”.

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