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Prestito FCA, le sette domande dell’ex ministro Visco

Il prestito richiesto da Fiat Chrysler con la garanzia dello Stato, sta facendo discutere. Fca è una multinazionale con sede legale in Olanda e sede fiscale nel Regno Unito. Ha stabilimenti in Italia che occupano oltre 50.000 persone. Chiede un prestito agevolato (garantito dallo Stato) per sostenere le attività italiane e per tutto questo, al dibattito è voluto intervenire anche l’ex ministro dell’economia Vincenzo Visco si Inpiù. “La giustificazione e la soluzione, offerta da Conte è molto debole. Dice Conte: Fca è andata in Olanda perché lì le norme societarie sono più favorevoli, quindi anche noi dovremmo fare riforme analoghe: quindi si legittimano i paradisi fiscali (o societari, che è lo stesso) e si indebolisce il fronte europeo contro di essi. Non è un bel risultato. Facile prevedere che le preoccupazioni sull’occupazione e sul rilancio dell’economia faranno premio su tutto. Ma gli interrogativi restano”. 

Poi, l’ex ministro snocciola proprio questi sette quesiti.

1) Fca chiede lo stesso sostegno da parte degli altri Paesi in cui hanno sede le sue attività di produzione, o no? Con quali possibilità di ottenerle?  

2) Se la logica è la presenza di produzione nel territorio, cosa faremo (faremmo) nel caso in cui una multinazionale estera chieda (chiedesse) un sostegno per gli impianti presenti in Italia?  

3) Le imprese italiane con siti produttivi all’estero stanno ricevendo lo stesso supporto per le loro attività come quelle che vengono offerte alle imprese nazionali? In sostanza, a quale Stato o Governo spetta il sostegno per le imprese in crisi, ammesso che sia necessario e opportuno?  

4) È in corso una fusione tra Fca e la francese Psa. Il gruppo Psa riceverà un analogo sostegno da parte del Governo francese? Come evitare che i benefici ottenuti in Italia non vengono trasferiti di fatto anche al futuro partner?  

5) Qual è la situazione di liquidità del gruppo? Essa verrà impiegata nell’opera di rilancio? Vorrei ricordare che solo pochi giorni fa l’amministratore delegato di Intesa San Paolo, che erogherà il prestito, sosteneva che le imprese italiane con sede all’estero dovrebbero riportare i loro capitali in Italia prima di chiedere assistenza finanziaria in patria.  

6) Siamo in sostanza di fronte ad uno dei tanti interrogativi posti dalla globalizzazione: molte grandi imprese, per loro convenienza hanno scelto di diventare “apolidi”, ottenendo così notevoli benefici. E’ lecito che in una situazione di crisi esse facciano ricorso di nuovo agli Stati nazionali?  

7) Come si fa a giustificare sul piano politico un intervento a favore di un’impresa che si è progressivamente disimpegnata dal proprio Paese fino ad andarsene? Che reazioni ci saranno se oltre al prestito agevolato si dovesse varare anche una rottamazione?

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