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Parte la sfida per i diritti tv della Serie A: obbiettivo 1,15 miliardi di euro. E tra Sky e Dazn, potrebbe spuntare Amazon

La crisi economica, causata dal Covid-19, ha colpito democraticamente tutti: anche il calcio italiano. 600 milioni di perdite quantificate, un’emorragia dovuta principalmente agli stadi chiusi, alla diminuzione dei ricavi degli sponsor, ma anche e sopratttutto alla querelle diritti tv in corso, con Sky che ancora non ha pagato l’ultima rata, da 130 milioni, dei diritti televisivi 2018-2021. La Lega ha parzialmente coperto la toppa, trovando un accordo con i fondi Advent, Cvc e Fsi che garantiranno 1,7 miliardi all’anno, per il 10% della media company. Ma la partita ora si sposta sulla sfida per i diritti tv del triennio 2021-2024.

Il rischio di un impegno economico minore di Sky

Dopo aver lanciato il bando per i mercati internazionali, l’attenzione è tutta sul mercato interno: fino al 26 gennaio sarà possibile infatti partecipare all’asta per le immagini per broadcaster che trasmettono in Italia. La parte più consistente dei finanziamenti della Lega proviene da qui e infatti con questa tornata è stata alzata l’asticella. Dai 973 milioni annui del bando 2018-2021, si è passati a una richiesta minima che sfonda la soglia del miliardo. Tanti soldi, soprattutto in questo momento storico, che, considerando l’attuale player finanziatore del calcio in tv, e cioè Sky, creeranno uno scenario inedito.

Sky, oltre al pagamento ancora non effettuato per l’ultima rata di quest’anno, deve fare i conti con l’impossibilità di avere l’esclusiva per la piattaforma digitale, in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato, che respinto il ricorso del broadcaster di Rogoredo. In quest’ottica, sapendo già che l’offerta di Sky sarà minore, la Lega, guidata del presidente Paolo Dal Pino e dell’ad Luigi De Siervo, ha definito una serie di pacchetti all’insegna della frammentazione, per cercare di attrarre quanti più soggetti possibile.

Il canale tematico della Serie A

Prende sempre più quota la possibilità di dare vita a un canale tematico, già vagliata nel 2018 quando inizialmente i diritti erano stati acquistati da Mediapro, ora peraltro a rischio fallimento. Tutti gli scenari sono in gioco, vedendo i pacchetti messi all’asta, molti gli interlocutori in campo (dai broadcaster, agli intermediari indipendenti, fino appunto all’ipotesi canale indipendente), per il quale però bisognerà garantire sempre 1,15 miliardi all’anno.

Per la prima modalità di vendita, sono previsti tre pacchetti con tutte le 380 partite per satellite (prezzo minimo 500 milioni l’anno), digitale terrestre (400 milioni) e internet (250 milioni), con quest’ultima in co-esclusiva con il canale. Il secondo scenario è quello della vendita mista, con altri tre pacchetti: uno con 266 partite in esclusiva per satellite, digitale e internet (750 milioni), uno da 114 partite sempre per satellite, digitale e internet (250 milioni) e uno da 114 partite solo per internet (150 milioni). In questo caso Sky non potrà avere l’esclusiva sia per il satellite sia per internet, proprio a causa della sentenza del Consiglio di Stato.

La sfida Amazon-Dazn

L’obbiettivo sarà comunque incassare 1,15 miliardi l’anno. La partita per la Serie A, considerando tutti gli scenari difficili ancora in atto, è molto difficile. Dall’asta per i diritti tv della Champions League è emersa l’entrata in scena prepotente di Amazon Prime Video, che ha soffiato a Dazn il pacchetto per le 16 migliori gare del mercoledì più la Supercoppa Europea. Dazn è l’attuale broadcaster della Serie A per il web, ma ha chiuso il 2019 con un fatturato di 878 milioni di dollari e una perdita di 1,4 miliardi. Motivo per cui potrebbe riconsiderare un’eventuale riconferma nella partita per i diritti del campionato italiano. Quindi, che succederà? La sensazione è che ci vorrà del tempo, ma occhio ad Amazon, che potrebbe portare i soldi necessari a ravvivare la sfida…

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