Durante il suo pontificato, Papa Francesco non ha mai avuto paura di dire la verità. Anche quando era scomoda, divisiva, diretta. Forse proprio il suo stile schietto e senza sconti ha conquistato tante persone in tutto il mondo e lo ha reso uno dei personaggi più influenti dell’ultimo decennio.
C’era un tema a cui Papa Francesco teneva davvero e su cui ha speso tante parole: la natalità.
Il pontefice ha affrontato il tema della natalità in numerosi interventi durante il suo pontificato, considerandolo una questione cruciale per il futuro dell’Italia, dell’Europa e dell’intero Occidente. Ha evidenziato come la denatalità rappresenti una vera e propria “emergenza sociale” e ha esortato a un impegno collettivo per invertire questa tendenza.
IL VECCHIO CONTINENTE È DIVENTATO UN CONTINENTE VECCHIO – GLI STATI GENERALI DELLA NATALITÀ DEL 2021
Sono state quattro fino ad ora le edizioni degli Stati Generali della Natalità organizzati da Gigi De Palo e dalla Fondazione per la Natalità, e a nessuna di queste quattro edizioni Papa Francesco è voluto mancare. Ha sempre voluto portare il suo messaggio sia di sostegno che di speranza su un tema che considerava cruciale per il futuro del mondo.
Già nella prima edizione del 2021, quando era sul palco insieme a Mario Draghi, Papa Francesco ha ribadito che “il tema della natalità è basilare per invertire la tendenza e rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita, a partire dell’essere umano”. Lo sguardo del Papa è sempre stato attento ai dati, da cui emerge che “l’Italia si trova da anni con il numero più basso di nascite in Europa, in quello che sta diventando il vecchio Continente non più per la sua gloriosa storia, ma per la sua età avanzata”.
Ma il cuore del Papa è stato sempre a fianco dei giovani, e soprattutto dei giovani che sognano: “I dati dicono che la maggior parte dei giovani desidera avere figli. Ma i loro sogni di vita, germogli di rinascita del Paese, si scontrano con un inverno demografico ancora freddo e buio: solo la metà dei giovani crede di riuscire ad avere due figli nel corso della vita”, disse nel 2021.
E in questa situazione desolante, Papa Francesco non ha mai fatto mancare il suo sostegno e non ha mai smesso di alzare la sua voce: “A volte vi sembrerà di gridare nel deserto, di lottare contro i mulini a vento. Ma andate avanti, non arrendetevi, perché è bello sognare, sognare il bene e costruire il futuro. E senza natalità non c’è futuro”.
REALISMO, LUNGIMIRANZA E CORAGGIO – GLI STATI GENERALI DELLA NATALITÀ DEL 2024
E a distanza di tre anni, agli Stati Generali della Natalità del 2024, le parole di Papa Francesco sono state ancora più incisive: “Sono contento di essere ancora con voi perché, come sapete, il tema della natalità mi sta molto a cuore”.
La sua attenzione è stata sempre rivolta ai dati oggettivi: “c’è un dato che mi ha detto uno studioso di demografia. In questo momento gli investimenti che danno più reddito sono la fabbrica di armi e gli anticoncezionali. Le une distruggono la vita, gli altri impediscono la vita. E questi sono gli investimenti che danno più reddito. Che futuro ci attende? È brutto”.
E allora il suo invito, in quell’ultima apparizione, è stato a “lavorare insieme per promuovere la natalità con realismo, lungimiranza e coraggio”. Sono queste per Papa Francesco tre parole chiave essenziali per affrontare la questione demografica. Il realismo infatti ci permette di capire che “la vita umana non è un problema, è un dono. […] Il problema non è in quanti siamo al mondo, ma che mondo stiamo costruendo. Non sono i figli, ma l’egoismo che crea ingiustizie e strutture di peccato”.
Quello che serve, ha ribadito Papa Francesco, “è la lungimiranza. A livello istituzionale, urgono politiche efficaci, scelte coraggiose, concrete e di lungo termine, per seminare oggi affinché i figli possano raccogliere domani. […] Si tratta di attuare serie ed efficaci scelte in favore della famiglia”.
E la terza parola è stata il coraggio: “E qui mi rivolgo particolarmente ai giovani. So che per molti di voi il futuro può apparire inquietante, e che tra denatalità, guerre, pandemie e mutamenti climatici non è facile mantenere viva la speranza. Ma non arrendetevi, abbiate fiducia, perché il domani non è qualcosa di ineluttabile: lo costruiamo insieme, e in questo “insieme” prima di tutto troviamo il Signore”.
L’IMPORTANZA DEL CONTESTO SOCIALE E CULTURALE
L’attenzione di Papa Francesco ai dati e all’inverno demografico italiano che ne sta congelando il futuro è emersa anche in uno dei suoi ultimi incontri pubblici, il 6 febbraio 2025, quando nella Casa di Santa Marta ha incontrato ostetriche, medici ginecologi e personale sanitario delle province calabresi.
“In Italia, e anche in altri Paesi”, ha sottolineato Papa Francesco in quella occasione, “sembra si sia perso l’entusiasmo per la maternità e la paternità; le si guarda come fonte di difficoltà e di problemi, più che come lo spalancarsi di un nuovo orizzonte di creatività e di felicità. E questo – lo sappiamo – dipende molto dal contesto sociale e culturale. Per questo voi, come Ordine professionale, vi siete dati un obiettivo programmatico: invertire la tendenza della denatalità. Bravi! Mi congratulo con voi”.
È UN RISCHIO SOCIALE NON AVERE FIGLI
Il tema della natalità era al centro anche delle sue visite a sorpresa nelle parrocchie romane. Il 24 maggio 2024 Papa Francesco si è recato alla parrocchia di Santa Bernadette dove ha tenuto un incontro di catechesi con i giovani adolescenti.
A lungo il Papa si è soffermato sul tema a lui caro della natalità prendendo spunto dalla piccola Benedetta che gironzolava per la sala. Francesco ha interpellato i genitori, Stefano e Silvia, che hanno condiviso le difficoltà della genitorialità e anche il “grande dubbio” per il futuro della figlia nel mondo attuale. La bimba intanto si era fermata per ascoltare: “Guarda come sa che parlano di lei”, ha sorriso il Papa. “Se uno dovesse pensare umanamente di avere un bimbo, con le paure, con le guerre, non lo farebbe. Ma anche con tutte le difficoltà posso dire che vale la pena… La felicità che ci dà è inspiegabile”, ha detto il papà Stefano.
Il Pontefice, come già in tante occasioni, ha ribadito la sua preoccupazione per il tasso di denatalità in un’Italia sempre più “vecchia”, come pure in diversi Paesi d’Europa. Quindi ha ribadito l’importanza di fare figli “che è sempre un messaggio di grande speranza”.
“Lei è la speranza – ha detto, indicando la bambina – lei è la speranza, i figli. La speranza sono i bambini. È vero che uno pensa al futuro. È vero è un rischio, ma è più un rischio non averne. È un rischio sociale”.
IL LAVORO È CURA
Ma Papa Francesco non si è limitato solo a evidenziare la situazione difficile che ci pone la transizione demografica che stiamo vivendo. Ha anche provato a indicare delle possibili soluzioni.
In un discorso ai partecipanti alla consultazione organizzata dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il Papa ha evidenziato che la denatalità è un problema molto grave e che la migrazione può aiutare a contrastare la crisi provocata dalla denatalità.
“Vorrei sottolineare la poca natalità” ha ribadito Papa Francesco. “Questi Paesi ricchi non fanno figli: tutti hanno un cagnolino, un gatto, tutti, ma non fanno figli. La denatalità è un problema, e la migrazione viene ad aiutare la crisi che provoca la denatalità. Questo è un problema molto grave. Tuttavia, molti migranti e lavoratori vulnerabili non sono ancora pienamente integrati nella pienezza dei diritti, sono cittadini “di seconda”, restando esclusi dall’accesso ai servizi sanitari, alle cure, all’assistenza, ai piani di protezione finanziaria e ai servizi psicosociali”.
LA DENATALITÀ È UN PROBLEMA PER L’ECONOMIA IN GENERALE
Inoltre, Papa Francesco ha continuato a portare il tema della natalità anche nei luoghi da cui sperava potesse nascere una soluzione concreta. In un discorso ai membri della Confindustria del settembre 2022, il Papa ha sottolineato che la denatalità, combinata con il rapido invecchiamento della popolazione, sta aggravando la situazione per gli imprenditori e per l’intera società, invitando a riflettere su un nuovo modello di ordine sociale.
“La denatalità, combinata con il rapido invecchiamento della popolazione, sta aggravando la situazione per gli imprenditori, ma anche per l’economia in generale”, ha sottolineato Papa Francesco in quell’occasione. “Diminuisce l’offerta dei lavoratori e aumenta la spesa pensionistica a carico della finanza pubblica. È urgente sostenere nei fatti le famiglie e la natalità. Su questo dobbiamo lavorare, per uscire il più presto possibile dall’inverno demografico nel quale vive l’Italia e anche altri Paesi. È un brutto inverno demografico, che va contro di noi e ci impedisce questa capacità di crescere. Oggi fare i figli è una questione, io direi, patriottica, anche per portare il Paese avanti”.
“Sempre a proposito della natalità:”, ha continuato Papa Francesco, “alle volte, una donna che è impiegata qui o lavora là, ha paura a rimanere incinta, perché c’è una realtà – non dico tra voi – ma c’è una realtà che appena si incomincia a vedere la pancia, la cacciano via. “No, no, tu non puoi rimanere incinta”. Per favore, questo è un problema delle donne lavoratrici: studiatelo, vedete come fare affinché una donna incinta possa andare avanti, sia con il figlio che aspetta e sia con il lavoro”.
DALLE PAROLE ALL’AZIONE
È chiaro che Papa Francesco ha più volte ribadito che la natalità non è solo una questione privata, ma un indicatore della speranza e della vitalità di una società. Ha invitato a un impegno collettivo, che coinvolga istituzioni, imprese e società civile, per creare condizioni favorevoli alla nascita e alla crescita dei figli, riconoscendo il valore insostituibile della famiglia e della solidarietà intergenerazionale.
Ormai leggiamo periodicamente tante analisi che ci spiegano quello che sta accadendo, soprattutto ogni volta che l’Istat rende pubblico qualche nuovo dato. Ma non è più il momento delle analisi, questo è il momento della sintesi, dell’azione concreta, altrimenti anche questa eredità che Papa Francesco ci ha lasciato cadrà nel vuoto e non permetterà quell’inversione di rotta di cui l’Europa, ma soprattutto l’Italia, ha davvero bisogno.