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PNRR e Giubileo 2025, Roma ha una grande occasione. Ma la pubblica amministrazione deve correre | L’intervento di Antonio Ciucci

Riportiamo di seguito l’intervento del presidente Ance di Roma, l’associazione dei Costruttori edili, Antonio Ciucci.

«Il Giubileo del 2025, la messa a terra dei fondi PNRR e, in prospettiva, Expo2030 rappresentano un’occasione unica per recuperare il gap accumulato dalla città rispetto alle altre Capitali europee e dare vita a quel Rinascimento Romano da tutti auspicato.

I numeri sono sicuramente rilevantissimi, più di 2 mld per il Giubileo e circa 4 mld per il PNRR calcolando tutti gli investimenti dei vari soggetti attuatori che hanno una ricaduta diretta sulla città, all’interno dei programmi opere che potranno incidere in maniera fondamentale sul decoro e sui trasporti come ad esempio:

  • le nuove linee tranviarie Termini-Vaticano-Aurelia (TVA) – Palmiro Togliatti – Verano Tiburtina e Termini-Giardinetti-Tor Vergata per circa 640 ml
  • il programma Caput Mundi che riguarda il patrimonio monumentale per 500 ml
  • la riqualificazione del patrimonio stradale per oltre 290 milioni di euro
  • il Piano per gli Asili Nido per circa 100 milioni di euro
  • lo Sviluppo dell’Industria Cinematografica per circa 150 milioni di euro
  • il Piano per l’Edilizia Scolastica per circa 120 milioni di euro
  • il Piano per l’Edilizia giudiziaria per circa 140 milioni di euro

Diamo atto all’Amministrazione Capitolina di aver ben lavorato nell’accesso ai bandi per il PNRR, come ricordava il Sindaco durante la sua audizione in Commissione Speciale PNRR il 5 dicembre scorso, la percentuale di successo delle proposte progettuali di Roma Capitale e della Città Metropolitana è vicina al 90% con 245 progetti approvati per un totale di 1.431 milioni di Euro, e condividiamo la delusione per il mancato finanziamento dei 4 impianti di gestione rifiuti per 130 milioni che avrebbero potuto contribuire a risolvere l’annoso problema di pulizia della città.

Investimenti però da completare in tempi strettissimi rispetto ai quali soprattutto per quelli Giubilari siamo sicuramente già in forte ritardo. Abbiamo quindi pensato a un monitoraggio e quindi all’osservatorio, sviluppato in collaborazione con OREP (Osservatorio Recovery Plan) i cui soci fondatori sono l’Università di Tor Vergata e la Fondazione Promo P.A., come uno stimolo affinché tutti noi – cittadini, amministrazione e imprese – possiamo verificare a che punto sia lo stato di attuazione.

Perché un grande evento e simili investimenti ricadranno direttamente su di noi e potrebbero cambiare la quotidianità dei romani. Perché domani, potremmo muoverci in una città migliore, più vivibile, più funzionale e allora non dobbiamo sprecare un’opportunità come questa, essendo però coscienti delle problematiche e delle criticità che si frappongono all’obiettivo. Conosciamo infatti tutti i problemi che impediscono a Roma di essere competitiva e che compromettono l’attività dell’amministrazione della città da oramai troppo tempo.

La macchina e gli uffici pubblici sono usurati, nei numeri e nella capacità produttiva, problematica purtroppo comune a molte PA del paese ma che nella nostra città è particolarmente grave.

Purtroppo, non si è capito che per avere efficienza bisogna investire e non tagliare. Mi sarei infatti aspettato che tra gli investimenti ci fossero risorse consistenti per rafforzare la PA e magari anche norme derogatorie ai rigidi paletti imposti ad assunzioni e consulenze.

Non riesco infatti a comprendere, da imprenditore, come si possa pretendere un simile sforzo produttivo non partendo dalle risorse umane e dal rafforzamento della struttura operativa anche attraverso una massiccia digitalizzazione. Un limite però che si deve superare; costruttivamente e ragionevolmente pur di traguardare le incredibili sfide che si prospettano e che siamo chiamati a realizzare da qui ai prossimi anni.

Lo si può fare anche attraverso il coinvolgimento di altre amministrazioni – in tal senso bene la convenzione stipulata con Anas per le strade – e anche dei privati nelle fasi a monte e a valle delle gare attraverso i contratti di project management che abbiamo proposto di concerto all’OICE e agli ordini degli ingegneri e degli architetti, ma soprattutto con il dialogo costante con le imprese, i professionisti e i sindacati.

Davanti a tale impegno, non è in difficoltà solo la Pubblica Amministrazione. Anche il nostro settore viene da 12 lunghissimi anni di profonda recessione, culminati con la pandemia, contraddistinti da tagli progressivi degli investimenti e che hanno lasciato uno strascico fatto di più di 130.000 imprese chiuse e 600.000 posti di lavoro bruciati e che naturalmente hanno inciso in modo determinante sulla attuale capacità produttiva di tutta la nostra filiera.

Il biennio 21/22 è stato sicuramente positivo, grazie soprattutto all’effetto dei bonus, e il settore ha contribuito per circa il 30% all’aumento del PIL nazionale; ciononostante, è bene ricordare che tuttora le nostre imprese combattono contro le problematiche finanziarie legate al blocco della cessione dei crediti generati dai bonus e dal caro materiali, rispetto al quale il governo ha emanato norme straordinarie di compensazione che, però, tardano ad essere applicate. Bisogna risolvere velocemente questi due nodi consentendo alle imprese di incassare i dovuti corrispettivi scongiurando, così, il rischio di avere operatori in difficoltà o addirittura falliti in un momento cruciale come questo, in cui viene invece chiesto uno sforzo produttivo straordinario al settore.

C’è poi il nuovo codice rispetto al quale abbiamo una posizione critica sia di metodo che di merito. Si poteva e si doveva fare di più coinvolgendo, da subito e maggiormente, i corpi intermedi, i professionisti e anche le Amministrazioni, coloro di fatto che lo dovranno applicare. Il testo oggi all’attenzione del Parlamento lascia ancora aperti temi fondamentali quali l’illecito professionale, figlio ancora una volta di una visione totalmente colpevolista, e non risolve, a nostro parere, le problematiche che affliggono la realizzazione delle opere, le quali si annidano certamente nelle fasi a monte e a valle della gara e quindi nel processo autorizzativo e nell’esecuzione.

Sarebbe stato opportuno quindi intervenire con maggiore decisione sui tempi dei pareri necessari ai progetti e su istituti come la revisione prezzi, la norma sulle varianti e la risoluzione del contenzioso, che invece rimangono purtroppo imperfetti e contribuiscono in modo determinante a far sì che, secondo i dati della Presidenza del Consiglio, i tempi medi di realizzazione di un’opera pubblica in Italia siano di circa 4,5 anni che diventano addirittura quasi 16 per le opere oltre 100 ml, chiaramente inaccettabili ma soprattutto incompatibili con gli obiettivi PNRR e Giubileo.

Emerge inoltre dalla lettura del testo il concreto rischio che possa incidere profondamente sul mercato, sottraendogli la gran parte delle opere, questo per l’effetto combinato dell’estensione delle procedure negoziate sotto-soglia comunitaria e per la liberalizzazione eccessiva dei settori speciali con inevitabile ricaduta negativa sul sistema delle PMI, vera spina dorsale del paese.

Ma soprattutto spaventa la sua entrata in vigore, che potrebbe avere un impatto deflagrante sulla messa a terra delle risorse, non possiamo permettercelo. Siamo però fiduciosi che le necessarie modifiche e una riflessione sui tempi di messa a regime possano essere presi in considerazione da questo governo, che questo Codice lo ha ereditato dal precedente, come peraltro assicurato dal Ministro nel nostro recente incontro in ANCE, evitando così di ripetere gli errori commessi nel 2016. Riguardo alle procedure di gara non vorremmo che l’urgenza porti all’utilizzo generalizzato di quelle negoziate, introdotte dai decreti semplificazioni, senza però garantire la necessaria trasparenza e rotazione.

Serve dunque senza ulteriore indugio che l’Amministrazione potenzi la Centrale Unica Acquisti accentrando tutte le procedure di propria competenza e insieme alle altre Stazioni appaltanti coinvolte, da Invitalia, al Provveditorato fino alla Società Giubileo 2025 garantiscano rapidità e il rispetto dei principi di trasparenza e rotazione. L’obiettivo e quello di fare presto ma bene, bisogna quindi mettere in gara progetti realizzabili e con prezzi aggiornati, selezionare imprese qualificate e strutturate, possibilmente presenti operativamente sul territorio in grado quindi di assicurare l’immediata apertura dei cantieri, e garantendo soprattutto il giusto coinvolgimento delle PMI.

Un’ultima considerazione la devo spendere riguardo la sicurezza. Pretendiamo cantieri veloci ma sicuri. Per noi la risposta a questo tema centrale risiede nella formazione e qualificazione delle imprese e degli addetti, tutto questo è senza dubbio garantito dal nostro contratto collettivo di settore. Chiediamo quindi, come peraltro già previsto nel protocollo firmato ad agosto in Prefettura insieme ai sindacati, che vi sia la previsione nei bandi dell’applicazione del contratto dell’edilizia evitando così pericolosi fenomeni di dumping, in contrasto proprio con i nostri obiettivi di sicurezza e formazione in cantiere. 5 Ce la possiamo fare, anzi, ce la dobbiamo fare, siamo ottimisti per professione.

Abbiamo la possibilità di migliorare la città dal punto di vista infrastrutturale e dei trasporti, driver fondamentali per quel processo di rigenerazione urbana che si potrebbe completare con il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio e con una risposta più concreta al problema del fabbisogno abitativo, restituendo una città più accessibile, sostenibile e inclusiva, in tal senso molto bene la devoluzione dei poteri urbanistici dalla Regione al Comune attendiamo adesso con fiducia la modifica delle NTA del Piano Regolatore.

Per riuscire, però, serve uno sforzo da parte di ciascuno di noi, perché tutti saremo chiamati a fare la nostra parte. Auspichiamo quindi di ritrovare il giusto spirito di coesione e collaborazione, tra Governo, Roma Capitale, i vari soggetti attuatori, i corpi intermedi, i professionisti e le imprese, anche attraverso la costituzione di un tavolo permanente di coordinamento che possa supervisionare e incentivare il raggiungimento degli obiettivi, solo così potremmo finalmente avere un nuovo modello ROMA.

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