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Michielli (Federalberghi): «Ecco la mappa del Veneto travolto dalla crisi del turismo. Venezia allo stremo. Cortina un miraggio»

Estate 2020, odissea nelle città d’arte. Le spiagge risalgono  con la parentesi felice di agosto (che le solleva, ma non le salva), mentre la montagna regge, ma non tanto da recuperare le perdite di giugno e luglio. Le terme  registrano minime dello 0% a giugno e massime dell’80% ad agosto, mese quest’ultimo che ha dato respiro anche al Lago di Garda, martoriato però dal maltempo negli ultimi dieci giorni.

Le buone performance di agosto, con risultati in molti casi insperati, non basteranno a raddrizzare il bilancio di una stagione storta, che da maggio ad agosto, nelle strutture alberghiere aperte, ha visto perdite di fatturati comprese fra il 30% e il 95%. 

In quanto ai bonus vacanza, sono stati numerosi i turisti che si sono presentati in albergo chiedendo di poterli utilizzare così com’è stata complessivamente buona l’accettazione da parte degli albergatori. A padroneggiare meglio questo strumento sembra siano stati gli italiani di origine straniera (badanti e dipendenti originari dell’Est Europa o della Cina). 

Questo è il quadro che emerge dal check di Federalberghi  Veneto, con il supporto dei dati di H-Benchmark, la piattaforma web di HospitalityData Intelligence che registra dati e informazioni direttamente dai gestionali degli hotel e li restituisce alle imprese come informazioni aggregate.
“Purtroppo il 2020 si conferma come ‘annus horribilis’ del turismo, non solo in Italia – commenta il presidente di Federalberghi Veneto Marco Michielli – Nello specifico Veneto, il consuntivo è in linea con le nostre previsioni, fatti alcuni distinguo: un po’ meglio il Ferragosto al mare, ma molto peggio le città d’arte, delusione in montagna e, in prospettiva, per le terme e il lago. Adesso arrivano i mesi più duri”.  

“Ribadiamo la nostra richiesta al governo di dichiarare lo stato di crisi del settore e porre in atto tutte le misure conseguenti per mettere in sicurezza le aziende e i lavoratori”, conclude il presidente di Federalberghi Veneto.
L’atmosfera ‘metafisica’ delle città d’arte è costata alle imprese alberghiere perdite che sfiorano il 100%. E il caso di Verona e della zona a sud di Treviso, mentre attorno a Venezia respira solo il Lido, con gli hotel pieni giusto per la Mostra del Cinema in programma in questi giorni.

Venezia
Per quanto riguarda Venezia le previsioni per il mese di settembre non sono positive come si era sperato in agosto. Lo conferma Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione Veneziana Albergatori (Ava), che aveva riposto le speranze proprio nel mese a cavallo tra l’estate e l’autunno. Il fatto è che le prenotazioni stanno arrivando a stento e le previsioni, anche contando sul ‘last second’, sono di un tasso di occupazione delle strutture del 40-45%. Alte invece sono le presenze negli hotel del Lido, attirate dalla Mostra del Cinema, con oltre il 93% delle stanze occupate.
“Per la mia città questa è stata la più tribolata che io ricordi”. Lo dice Giulio Cavara, presidente degli albergatori veronesi. Svuotata dalla rappresentazione degli spettacoli lirici all’Arena, con 2mila  spettatori paganti anziché 14mila (per poter mantenere la giusta distanza), la città dell’amore ha trascorso l’estate in solitudine. Cavara parla di uno spaventoso crollo dei fatturati nel mese di luglio, che è  generalmente il più importante, tra l’80% e il 92% (sullo stesso periodo del 2019). Ad agosto, secondo i dati H-Benchmark,l’occupazione media delle strutture è stata del 27,3%, (con un -60% circa di variazione rispetto allo stesso mese dell’anno scorso). Le due settimane centrali di agosto hanno registrato una occupazione tra il 23% e il 55% (quest’ultimo è il picco di ferragosto).  Completamente assenti gli stranieri, mentre le prenotazioni sono lontane dai dati dell’anno scorso fino alla fine di ottobre. 

Treviso
La città sul Sile confida nella ripresa del business travel già da questo mese, con diverse strutture che – proprio sulla scorta dei primi segnali legati al turismo d’affari – vogliono riaprire. Come sottolinea il presidente del Gruppo albergatori Giovanni Cher, per tutta l’estate si è cercato di ridurre i costi di gestione, e la voce più importante è stata la ristorazione, alla quale molti alberghi hanno dovuto rinunciare per poter sopravvivere, offrendo ai turisti non più la pensione completa, ma la formula B&B. Altri alberghi hanno invece aperto ‘a chiamata’, cioè solo in presenza di un numero minimo certo di prenotazioni in occasione di eventi (sempre nel rispetto delle norme di sicurezza), e poi hanno richiuso. A soffrire meno è stata la parte nord della provincia, quella collinare, pedemontana, che tra le colline del Prosecco (calo di fatturati del 30%-40%) e il boom del cicloturismo, ha visto  raddoppiare i numeri negli alberghi ‘country side’, piccole strutture con attività sportive nelle vicinanze. Decisamente più pesante è stata l’estate per gli alberghi del centro storico, con quelli di maggiori dimensioni che sono rimasti chiusi (il 20%), e fatturati giù del 60-70%. Ma la situazione più nera è stata quella a Sud della città, lungo l’asse del Terraglio fra Treviso e Mestre, dove gli alberghi sono soliti lavorare con gruppi turistici. Un settore, quest’ultimo, che è completamente sparito, trascinando a -90% i fatturati medi degli hotel.

Lago di Garda
Agosto è stato un mese positivo per il turismo del Lago di Garda, attestandosi su un tasso di occupazione delle camere del 77%, a -10% rispetto lo stesso mese dell’anno scorso, ma in aumento del 27% rispetto all’occupazione di luglio 2020.  Per quanto riguarda la nazionalità, c’è da sottolineare una importante crescita di turisti italiani (+25%) anche se il turismo straniero, soprattutto quello tedesco, rimane protagonista sulle sponde del lago,rappresentando il 78% degli ospiti. In leggero calo rispetto allo scorso anno gli olandesi, i belgi e gli svizzeri. In sensibile calo gli austriaci (-20%). “Siamo molto contenti dei risultati del mese di agosto – conferma il presidente di Federalberghi Garda Veneto Ivan De Beni – risultati che un paio di mesi fa forse non ci saremmo aspettati e che, se non ci ripagano delle gravi perdite subite nei tre mesi di lockdown, almeno ci hanno permesso di tenere aperte le nostre strutture, reinserire i nostri collaboratori e guardare al futuro con fiducia e speranza”. In questi giorni gli operatori rivolgono grande attenzione alle previsioni atmosferiche perché a causa dei violenti fenomeni dell’ultima settimana, il tasso di occupazione ha subito una repentina caduta: il 30% in meno rispetto alla settimana precedente.  “Auspichiamo che il maltempo abbia concluso la sua furia e che si torni ad assaporare piacevoli giornate di sole in riva al lago – conclude Ivan De Beni. Questo permetterebbe un parziale recupero di settembre, un mese che molti nostri ospiti prediligono ma che al momento rimane molto incerto. Insieme al meteo inclemente, gioca a sfavore anche  il numero di contagi purtroppo in aumento determinando un arresto di prenotazioni, speriamo momentaneo”.    

Dolomiti venete
“Le due settimane di ferragosto sono state il delirio, un miraggio di ripresa”. Il presidente degli albergatori di Belluno Walter De Cassan descrive così l’assalto alla montagna  nella parte centrale del mese di agosto. Ma due settimane non salvano una stagione. Soprattutto in quelle zone che   lavoravano storicamente con gli stranieri, e che quest’anno  sono state penalizzate, con cali del fatturato ad agosto del 40%; gli italiani non hanno compensato. Gli hotel che invece hanno una clientela consolidata italiana sono andati meglio dell’anno scorso. Il problema adesso è l’inverno, perché la montagna in inverno lavora con una forte prevalenza di stranieri. Ci sono i Mondiali di sci alle porte, con la conferma delle camere che slitta su richiesta della Fondazione Cortina 2021 dal 6 agosto (data inizialmente fissata tra organizzatori e albergatori) al 15 settembre, il che dà la misura di quanto la situazione legata al Covid sia ancora fluida.

Cortina
“Abbiamo avuto un luglio con occupazione delle camere che è arrivata forse al 50%, preceduto da un giugno con l’occupazione delle camere a -80%. In confronto, il mese di agosto è andato alla grande, anche se nelle settimane centrali non c’è stato il pienone; cosa che invece si è verificata la settimana successiva”. Roberta Alverà, presidentessa degli albergatori di Cortina, parla di un agosto che ha tenuto dall’1 al 30, quando l’occupazione media delle camere è stata del 58,7% (-20% circa rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). Le due settimane centrali di agosto hanno registrato un’occupazione fra il 69% e l’80%.  Con il calo delle temperature, settembre ha riportato tutto nel limbo dell’incertezza, e sono già arrivate  le prime disdette. Il 9-15 settembre una buona parte delle  strutture  alberghiere  chiuderà. “Quest’anno sono mancati gli stranieri e gli eventi sportivi, è stata una mezza stagione”, conclude amara Alverà.  E intanto si aspettano i Mondiali di sci tra il 7 e il 22 febbraio, con la presenza del Governo. Perché sarà pur sempre, le Dolomiti venete ci contano, il primo evento sportivo invernale post-lockdown.

Abano Terme e Montegrotto
Alla fine si è lavorato. Non da tutto esaurito, ma gli alberghi ad agosto hanno realizzato l’80-90% di occupazione delle camere, in un tempo sospeso fra un periodo nero e una prospettiva costellata di incognite. Settembre-ottobre è per le Terme il periodo ideale per fare i fanghi: gli anni scorsi arrivavano i bus delle agenzie tedesche, austriache e di altri Paesi europei, quest’anno quel genere di turista è quasi sparito, così come sta scomparendo il turismo sociale perché quasi nessuno è disposto ad assumersi la responsabilità di accompagnare gruppi di persone vulnerabili come ad esempio gli anziani. Così ad Abano alcuni alberghi hanno già chiuso i primi di settembre, mentre Montegrotto sta  ancora  lavorando grazie alle piscine aperte anche agli esterni, oltre che agli ospiti degli hotel.  Marco Gottardo, direttore di Federalberghi Terme Abano e Montegrotto, ipotizza dall’inizio dell’anno una perdita di fatturato e di presenze pari al 65%, che rischia di estendersi al 70% entro la fine del 2020. 
“In termini di occupazione delle strutture, fino a giugno/luglio abbiamo avuto il 20% circa (considerato che per la maggior parte dei mesi gli hotel hanno registrato lo 0%). Il mese di agosto ha mediamente portato a un 80% di occupazione, mentre per settembre, mese di alta stagione per le terme, si spera di arrivare almeno al 40% (a fronte di un’occupazione consueta dell’85%)”, spiega Gottardo. Alle conseguenze del Covid, assenza di stranieri in primis, si somma la concomitanza con le elezioni e l’apertura delle scuole che vedono i nonni particolarmente preziosi in una gestione familiare che si fa difficile da interpretare in anticipo.

Caorle
Il periodo dal 7 al 30 agosto è andato bene, con la maggioranza di clientela italiana e, anche se i tempi di soggiorno sono stati brevi, gli albergatori sono stati ripagati da un turnover piuttosto vivace. La buona notizia, come dichiara il presidente degli albergatori di Caorle Loris Brugnerotto, è che nella prima settimana di settembre sono tornati gli stranieri, austriaci e tedeschi in testa, e che molti italiani che un tempo facevano vacanze ‘esotiche’ sono rimasti piacevolmente sorpresi dalla bellezza del centro storico, del litorale e della laguna. Quella cattiva è che comunque, da inizio stagione, i fatturati sono scesi in media del 50%.  Il bonus vacanza? “I più abili a sfruttarlo sono stati i turisti originari dei Paesi dell’Est residenti in Italia, come alcune famiglie originarie della Cina che in quattro hanno speso solo 13 euro per 3 giorni in albergo con prima colazione. Buon per loro, ma questa non è una clientela che tornerà”, conclude Brugnerotto.

Jesolo
L’occupazione media delle stanze di hotel in agosto è stata dell’84,8%, -5% circa rispetto al 2019. Si segnalano i trend positivi delle due settimane centrali di agosto (in linea con il 2019), con camere occupate fra il 93% e il 100% e un calo importante negli ultimi giorni del mese dovuto principalmente al meteo. In questo mese c’è stata una presenza importante di turisti tedeschi, austriaci e svizzeri (quasi un ospite su due, infatti, è straniero). A tirare le somme di una stagione ‘a metà’ è il presidente dell’Associazione Jesolana Albergatori Alberto Maschio, che stima un calo complessivo stagionale di presenze del 45% che, in termini di fatturato, raggiunge almeno il 50%. Jesolo conclude con la nota positiva di un quasi tutto esaurito in questo primo weekend di settembre (95% di camere occupate) e nel prossimo (occupazione media del 75%). 

Bibione
Anche qui il mese di agosto ha dato un po’ di respiro, con l’occupazione media delle stanze del 78,6%, sotto di 13 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e inferiore di circa 6,2 punti percentuali sull’occupazione di Jesolo. Più della metà degli alberghi ha aderito al bonus vacanza, molto richiesto anche a Bibione soprattutto da cittadine e cittadini italiani di origine straniera (prevalentemente dell’Est). Le due settimane centrali di agosto hanno registrato un’occupazione  tra l’85 e il 93%.  In agosto il 60% circa dei turisti è straniero, e si segnala una presenza importante di tedeschi e austriaci. Per il presidente dell’Associazione Bibionese Albergatori Silvio Scolaro, “Meteo e covid permettendo, ci aspettiamo una chiusura di stagione meno negativa rispetto alle attese e rispetto ai dati attualmente disponibili.  Ricordiamo però che abbiamo avuto tutti un mese e mezzo di stagione in meno, quindi i fatturati stimati arriveranno a -40% -50% rispetto allo stesso periodo degli anni scorsi”.Per quanto riguarda settembre, in questo primo weekend le presenze sono ancora ai livelli di agosto, quindi buone, ma i turisti tedeschi sono a -20% rispetto a settembre 2019.

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