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Marco Gaiani (Riello Investimenti): «Con Linfa Venture per innovare il sistema agroalimentare italiano»

Nuova avventura per Riello Investimenti Partners sgr: entra ufficiamente nel mercato del venture capital, lanciando il suo primo fondo, battezzato Linfa Ventures, che sarà focalizzato sull’innovazione della filiera agro-alimentare. La società di gestione di fondi alternativi dell’omonima famiglia veneta, presieduta da Nicola Riello, con il fondo, punta a raccogliere 80 milioni di euro, e prevede un primo closing a 40 milioni dopo l’estate.

Il fondo investirà per l’80% in Italia, con possibilità di investire il resto in altri paesi europei, negli Usa e in Israele. Linfa Venture non investirà in società appena nate, bensì per un 40% in società che hanno superato le prime fasi di vita e si trovano in rapida espansione ma non ancora a break even, e per un 60% in pmi con modelli di business consolidati che richiedono capitali e supporto strategico per una accelerazione nella crescita con prodotti innovativi.

L’iniziativa è frutto di una partnership tra l’sgr e i due founder e venture partner Marco Gaiani e Michele Costabile. Gaiani è un noto startupper e investitore in startup: ha cofondato nel 2018 Seeds&Chips, il primo evento globale dedicato al FoodTech nato sulla scia di Expo, che ha ospitato nel 2018 l’ex presidente Usa Barack Obama a Milano, e da cui ha poi disinvestito nel 2019. Gaiani è stato anche cofounder di Viveat, startup di tracciabilità e blockchain, da cui ha disinvestito nel 2018. Quanto a Costabile, è ex presidente e ceo di Principia sgr, fondatore del Fondo Progress Tech Transfer e cofondatore di Luiss Alumni 4 Growth, l’investment club dei laureati Luiss. E ha illustrato i dettagli del progetto.

«L’innovazione del sistema agroalimentare rappresenta in Italia una grande opportunità di investimento e anche di rigenerazione di uno dei pilastri del made in Italy. La pandemia ha portato una serie di cambiamenti strutturali nel comportamento dei consumatori che non scompariranno con la fine del Covid, basti pensare all’utilizzo delle piattaforme digitali o alla maggiore attenzione per l’origine e le filiere dei prodotti, o all’impatto del cibo sulla salute individuale», conclude Gaiani.

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