La sinistra si concentra su unioni civili, eutanasia, liberalizzazione delle droghe e diritti Lgbtq+: secondo il politologo e sociologo Luca Ricolfi, intervistato dalla Stampa, non basterà però a convincere gli strati popolari “se non altro perché fra le categorie di cui si auspica l’inclusione vi sono anche gli immigrati irregolari che ai ceti popolari creano almeno tre problemi: pressione al ribasso sui salari, insicurezza nelle periferie, competizione nell’accesso al welfare”.

“Il tasso di criminalità degli irregolari è di 20-30 volte maggiore di quello degli italiani – dice ancora – e l’immigrazione irregolare è essenzialmente un costo, perché non paga né tasse né contributi. La sinistra ha tutto il diritto, anzi il dovere, di proporre soluzioni diverse da quelle della destra, ma non può ignorare o minimizzare il problema, almeno se vuole recuperare una parte del voto popolare”.

“Negli ultimi decenni la sinistra ha abbandonato tre bandiere fondamentali – dice ancora – la difesa dei ceti popolari ‘nativi, la difesa della libertà di pensiero, in nome del politicamente corretto e delle minoranze Lgbtq+, l’idea gramsciana dell’emancipazione attraverso la cultura, con la distruzione della scuola e il rifiuto del merito”.

“A giudicare da quel che sta accadendo in Europa qualche speranza di cambiamento possiamo nutrirla. In Germania, Francia, Regno Unito, Danimarca, Svezia sono in corso diversi esperimenti politici per costruire una ‘sinistra blu’ (da blue collar), meno sorda alle istanze popolari” che “incorpora sacrosante istanze securitarie, diffida del politicamente corretto, privilegia i diritti sociali rispetto a quelli civili, non ignora gli effetti anti-popolari della transizione green”.