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[Lo scenario] Il gas della Norvegia al posto di quello russo. Ecco il piano della Ue per rinunciare al gas di Putin

Il piano Energy Compact della Commissione Europea

L’Ue punta a ridurre fino ad avvicinarsi al 100 per cento già entro quest’anno la sua dipendenza dal gas russo. Questo uno dei principali obiettivi a cui mira, secondo le indiscrezioni della vigilia, l’Energy Compact della Commissione europea. Un piano strategico che vuole anche dare una boccata d’ossigeno a cittadini e imprese schiacciati dal caro prezzo esasperato dalla guerra in Ucraina.

Il gas norvegese per sostituire quello russo

La Commissione europea sta “valutando” una strategia per essere completamente indipendente dal gas russo cercando fornitori alternativi. Lo ha detto il vicepresidente Ue, Valdis Dombrovskis, in audizione alla commissione Economica del Parlamento europeo.

“E’ chiaro che non sostituiremo” il gas russo “del tutto con le rinnovabili tra un anno o due, perciò se vogliamo procedere rapidamente allo ‘zero import’ dalla Russia, dobbiamo importare il gas da un’altra parte”, ha sottolineato Dombrovskis, riferendo che da parte della principale società norvegese di gas c’è “una disponibilità al 100% per colmare le carenze”.

La Norvegia ha esportato nell’UE oltre 2,9 miliardi di metri cubi settimanali verso la fine del 2021, rispetto a poco più di 2,3 miliardi di metri cubi per la Russia. Durante la prima metà dell’anno, tuttavia, Gazprom ha mantenuto i flussi sopra i 3 miliardi di mc settimanali mentre la Norvegia non ha mai raggiunto quel livello. Quindi, almeno attualmente, la Norvegia dovrebbe più che raddoppiare il proprio export per soddisfare la UE. Difficilmente possibile. Ma con un mix di altre fonti la sostituzione è praticabile.

“Oggi stiamo lavorando per ridurre questa dipendenza” dall’importazione di gas dalla Russia – ha detto il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani – e “per metà anno, circa la metà del gas importato dalla Russia sarà sostituita da altre fonti”.

Le linee del piano energetico

Molteplici le linee direttrici su cui si muove il piano: un tetto ai prezzi del gas, spinta alle rinnovabili, maggiori importazioni di Lng, potenziamento dei flussi provenienti da gasdotti alternativi a quelli russi, quote minime per gli stock nazionali per il gas, più flessibilità sugli aiuti di Stato. Ma c’è di più: Bruxelles ha deciso di imboccare la strada che porta a quella riforma del mercato elettrico chiesta a gran voce già nel novembre scorso da Italia, Spagna, e Francia. E l’idea di un fondo di compensazione in stile Recovery o Sure: planerà sul tavolo dei capi di Stato e di governo Ue giovedì e venerdì a Versailles. Sono i primi passi di un’Europa dell’energia che ancora manca e che l’offensiva di Mosca in Ucraina ha reso più urgente.

Von der Leyen: proteggere consumatori e imprese

La priorità numero uno indicata dalla presidente Ue, Ursula von der Leyen, è di “proteggere i consumatori e le imprese”. E allora la Commissione “è pronta a sostenere gli Stati membri nella progettazione” di misure di regolazione dei prezzi, pur “eccezionale e limitata nel tempo”. Un’istanza portata a Bruxelles dal premier Mario Draghi in persona, accompagnato dal ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Del resto, il quadro giuridico del mercato elettrico, dove gas e luce sono a oggi agganciati, lo consente.

Recovery Fund per l’energia

Il ‘price-cap’ comunque da solo non basta. “Immaginiamo – spiega Cingolani – uno scenario in cui tutta l’Europa si ponga come unico compratore di gas, ci aiuterebbe molto”. E, prima che i leader Ue discutano dell’ipotesi di un fondo di prestiti ‘ad hoc’ per far fronte al caro energia, Bruxelles mette sul piatto anche la possibilità di adattare allo scopo i prestiti del Recovery Fund ancora non richiesti. Per non restare al freddo il prossimo inverno se la Russia chiuderà i rubinetti, poi, servirà raggiungere un livello minimo dell’80% di stock di gas entro il 30 settembre di quest’anno.

E ancora: il piano d’emergenza Ue include anche un’accelerazione degli investimenti nelle rinnovabili, una spinta alla diversificazione nei mix energetici nazionali e dei fornitori alternativi alla Russia, e la revisione delle regole sugli aiuti di Stato per operatori, industrie e nel settore primario, che dovrebbe consentire sussidi per fertilizzanti alternativi.

Con le rinnovabili cambierà la struttura del mercato

Prudenza invece sull’eventuale prelievo fiscale sugli operatori del settore che hanno beneficiato dell’aumento dei prezzi: il loro ‘extra’ non dovrebbe essere destinato ad aiuti contro il caro bollette, ma reindirizzato verso energie sostenibili. Intanto, segnalando che con le rinnovabili “cambierà la struttura del mercato”, von der Leyen ha di fatto aperto i cantieri per quella riforma che potrebbe segnare una vera rivoluzione. L’appello di Italia, Francia e Spagna è di slegare i prezzi di luce e gas. E una prima valutazione dell’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer) arriverà ad aprile. 

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