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[Lo scenario] Arginare le bollette, cuneo, patto fiscale e pensioni. Ecco l’agenda economica del governo Meloni

Arginare il caro-energia e’ la priorita’. Il punto fermo intorno a cui plasmare i primi interventi e cui destinare il grosso delle risorse. Altrettanto urgente e’ il sostegno al reddito delle famiglie strozzate anche  dall’inflazione alle stelle. E poi ci sono le tasse da ridurre e le pensioni da rivedere. Infine, il reddito di cittadinanza, che  restera’ solo per chi ne ha davvero bisogno.

L’agenda economica del nuovo governo e’ nero su bianco nel discorso programmatico  della nuova premier Giorgia Meloni.

Un manifesto che detta le  priorita’, parlando al Paese e ai mercati, ma anche ai partiti  che compongono la maggioranza, in vista del primo vero banco di  prova, la legge di bilancio.    

Sul provvedimento l’esecutivo e’ gia’ al lavoro, assicura Meloni. E infatti sul tavolo del neoministro dell’economia Giancarlo Giorgetti tutti i dossier urgenti sono gia’ aperti.

Si  lavora in particolare al decreto legge con le nuove misure per l’emergenza energia (che non dovrebbe confluire nel decreto  aiuti ter, in cui invece entrano con un maxi-emendamento il  decreto sullo sconto benzina e la norma sblocca mutui prima casa  per gli under 35) alla richiesta di autorizzazione al Parlamento all’utilizzo del ‘tesoretto’ da circa 9,4 miliardi lasciato dal governo uscente, che potrebbe arrivare gia’ la prossima  settimana.

Ma la necessita’ di “mantenere e rafforzare” gli aiuti  a famiglie e imprese sia su bollette che sul carburante si estendera’ anche alla prossima legge di bilancio, in cui – spiega  Meloni – questa voce “drenera’ gran parte delle risorse”,  togliendo spazio altri provvedimenti “che avremmo voluto avviare  gia’” con questa manovra e che saranno quindi rinviati.

Una frase che e’ sembrata una risposta indiretta al pressing della Lega sui dossier economici.    

Ci saranno invece sostegni contro il caro-inflazione: misure “concrete” per aumentare il reddito delle famiglie, dalla  riduzione delle imposte sui premi di produttivita’, all’innalzamento della soglia di esenzione dei fringe benefit, dal potenziamento del welfare aziendale, all’Iva ridotta al 5%  per altri beni primari. Misure che quindi potrebbero palesarsi  gia’ in manovra.    

Sul fisco la ricetta e’ un “nuovo patto fiscale” poggiato su  tre pilastri. Innanzitutto minor pressione fiscale per famiglie  e imprese, riformando l’Irpef con progressiva introduzione del  quoziente familiare, estensione della “tassa piatta” (Meloni non  la chiama mai flat tax) per le partite Iva fino a 100mila euro e  una tassa piatta sull’incremento di reddito rispetto al massimo  del triennio precedente.

A questo si aggiungono una tregua  fiscale per famiglie e imprese e una “serrata lotta  all’evasione” accompagnata da una “modifica dei criteri di  valutazione dei risultati” dell’Agenzia delle Entrate,  ancorandoli agli incassi effettivi.    

Il programma economico Meloni contiene anche la riduzione del  cuneo, con l’obiettivo di “intervenire gradualmente” fino ad un  taglio di almeno 5 punti. Il governo Draghi ha gia’ introdotto un  taglio di 2 punti, che verra’ quasi sicuramente replicato in  legge di bilancio. La manovra aggredira’ anche il tema pensioni:  “intendiamo facilitare la flessibilita’ in uscita”, promette  Meloni, partendo subito dal rinnovo delle misure in scadenza a  fine anno.

C’e’ da scongiurare la legge Fornero e si starebbe ragionando su una revisione del meccanismo di quota 102,  partendo magari dalla quota 41 anni su cui spinge la Lega. In  cima alle priorita’ anche “tutele adeguate” per le imprese e la  modifica del reddito di cittadinanza: restera’ solo per i  soggetti “effettivamente fragili”, mentre l’aiuto dello Stato  sara’ negato a “chi e’ in grado di lavorare”.     Consapevole del contesto “molto complicato” Meloni prova  anche a tranquillizzare gli investitori. I fondamentali restano  solidi e la ‘Melonimics’, che guarda all’Italia tra 10 anni,  indica come strada maestra per ridurre il debito “la crescita  economica, duratura e strutturale”.

Preoccupa anche il Pnrr,  perche’ ulteriori ritardi – avverte l’Upb – possono mettere a  rischio la crescita. Ma Meloni rassicura: “spenderemo al meglio”  i soldi, “senza ritardi e senza sprechi”.

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