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L’Europa concede alle materie umanistiche solo le briciole | L’analisi di Ernesto Galli della Loggia

Partendo da un articolo di Federico Poggianti pubblicato un paio di settimane fa sul magazine on line de Il Mulino, intitolato «Come Bruxelles condiziona la ricerca», sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia critica la scelta di Bruxelles di destinare il grosso dei suoi finanziamenti alle discipline tecnico-scientifiche di area cosiddetta Stem (il 98%) e quasi tutta la parte residuale alle scienze sociali (tutte le sociologie, la psicologia, l’economia).

Per le materie umanistiche vere e proprie solamente le briciole.

E il motivo – spiega Galli della Loggia – è che la maggior parte delle loro ricerche insistono naturalmente in un ambito nazionale.

In quell’ambito, cioè, che secondo il «politicamente corretto» dominante a Bruxelles deve essere messo al bando e spento.

Agli occhi del vuoto utopismo paneuropeo privo di radici, la nazione resta il nemico primo.

Negli ambienti dell’europeismo che conta e che ispira ogni giorno la politica dell’Unione resta tuttora centrale (anche se oggi espressa con una certa cautela) l’idea dell’obbligatorio declino dello Stato nazionale, la convinzione messianica della sua futura, inevitabile scomparsa.

Ma c’è qualcosa in tutto ciò di tragicamente suicida.

L’Europa ufficiale non si accorge, infatti, che in questo modo, lungi dall’affrettare l’avverarsi della sua utopia, in realtà essa non fa che sancire l’implausibilità di qualunque speranza di divenire un soggetto politico degno di questo nome.

Dal momento che solo se ogni nazione europea avrà la conoscenza e la consapevolezza più ampie della propria storia e della propria identità, solamente se questa sarà nota e familiare anche a tutte le altre, solamente se si stabilirà questa larga circolarità delle particolarità di ognuna, solo a questa condizione è immaginabile che si verifichi quanto è necessario.

E cioè che pur nell’assenza di una lingua comune, si radichi negli europei la coscienza delle profonde radici che li uniscono, di tutto ciò che li avvicina, che forma un’identità comune: e che quindi può divenire la premessa anche per un futuro storico comune.

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