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[L’analisi] Mosca apre al dialogo sul grano, ma vuole tolte le sanzioni. L’Ue rimane scettica e l’America dice no

Sì, al dialogo, ma prima via le sanzioni. Questa è la posizione della Russia che si dice aperta al dialogo per sbloccare la crisi del grano e ad aprire un corridoio umanitario per l’uscita delle navi straniere cariche di forniture dal porto di Mariupol. A patto che vengano revocate le sanzioni imposte dall’Occidente. A Bruxelles in ogni caso le aperture di Mosca sono lette con scetticismo, e si attendono “misure concrete”. Con i porti ucraini del Mar Nero chiusi dai russi dall’inizio dell’invasione, e oltre 20 milioni di tonnellate di grano bloccate nei silos, gli occidentali hanno lanciato un appello a Mosca per disinnescare una crisi alimentare che è ormai diventata globale.

Cremlino pronto alle trattative, ma con scarsa credibilità

Una generica apertura al dialogo è arrivata, attraverso il viceministro degli esteri Andrey Rudenko, che tuttavia nei fatti ha rilanciato la palla nel campo avversario. «Risolvere il problema alimentare richiede un approccio globale, compresa la rimozione delle sanzioni imposte alle esportazioni e alle transazioni finanziarie russe», ha sottolineato, chiedendo anche «lo sminamento da parte ucraina di tutti i porti dove sono ancorate le navi».

A queste condizioni, «la Russia è pronta a fornire il passaggio umanitario necessario, cosa che fa ogni giorno», ha assicurato il viceministro. Anche se finora è stato confermato soltanto il primo treno merci con un carico di grano arrivato in Lituania attraverso la Polonia. Le parole di Rudenko, tuttavia, sono state accolte con freddezza in Ue, che ha già accusato la Russia di rubare il grano ucraino. «Tutto ciò che proviene dal Cremlino oggi ha davvero poco credibilità, ogni annuncio non può essere ritenuto credibile a meno che non venga seguito da azioni concrete», ha riferito una fonte diplomatica, rilevando come la Russia abbia creato questa crisi, «sia energetica che alimentare», come arma da utilizzare insieme alle bombe ed i missili.

E il dialogo in effetti non è partito bene, perché lo stesso viceministro Rudenko ha respinto la proposta europea di scorte militari per il passaggio delle navi cariche il grano. Sostenendo che «aggraverebbe seriamente la situazione nella regione del Mar Nero». Quanto all’ipotesi di revoca delle sanzioni in cambio dello sblocco dell’export di generi alimentari, Kiev è stata netta. «La Russia sta ricattando il mondo», ha avvertito il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, intervenendo al Forum economico di Davos. Sui corridoi il governo ucraino è disponibile, ma Kuleba ha espresso il timore che Mosca potrebbe violare l’accordo, «entrare in porto e attaccarci».

La questione alimentare

La crisi del grano è seguita con grande preoccupazione anche in Italia. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervenendo alla Festa dell’educazione alimentare della Coldiretti, ha evocato il rischio che il conflitto in Ucraina provochi «altre guerre per il pane e l’energia».

Ed ha ricordato che «in alcuni pasi africani la dieta è strettamente dipendente dal pane e l’instabilità alimentare sta provocando instabilità politica». Il blocco dell’export del grano sarà tra i temi principali del Consiglio Ue straordinario, in programma lunedì a martedì. Secondo la Commissione, l’obiettivo da perseguire è far partire 25 milioni di tonnellate in meno di 3 mesi, se necessario puntando su ferrovie, strade e vie navigabili interne, per liberare lo spazio di stoccaggio dell’Ucraina. Perché nel prossimo raccolto sono previste altre 50 milioni di tonnellate e nel Paese c’è spazio per ospitarne solo il 50%.

Usa dicono no

Gli Stati Uniti hanno respinto l’appello all’Occidente del presidente russo, Vladimir Putin, affinché revochi le SANZIONI economiche imposte a Mosca.

La nuova portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha replicato che “è la Russia che sta attivamente bloccando l’esportazione di cibo dai porti ucraini e sta aumentando la fame nel mondo” e “al momento non si è discusso” della revoca delle SANZIONI. La Russia dovrebbe “cessare immediatamente la sua guerra all’Ucraina” che ha avuto un impatto sulla sicurezza alimentare globale, ha aggiunto Jean-Pierre. 

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