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[L’analisi] Le acciaierie Arvedi prime al mondo per emissioni zero

Il rione di Servola a Trieste era noto per le due comunità italiana e slovena e soprattutto per la Ferriera, l’impianto siderurgico a forte impatto ambientale tra rumori, polveri, inquinamento atmosferico, una storia durata 123 anni e conclusasi con uno strascico di polemiche. Oggi, al posto di quell’impianto obsoleto con i suoi altoforni dove si raggiungeva la temperatura di 1.500 gradi, c’è una moderna acciaieria, uno stabilimento ‘a freddo’, pioniere nel mondo: “La prima acciaieria al mondo certificata a emissioni nette zero di anidride carbonica, oltre a essere una acciaieria zero waste e basata sull’economia circolare”. A dirlo, con manifesto orgoglio, è Mario Caldonazzo, amministratore delegato di Acciaierie Arvedi, proprietario del sito produttivo, intervenendo a un convegno proprio sulla conversione della Ferriera di Trieste.

Caldonazzo sottolinea che la Ferriera è diventata un “modello di innovazione tecnologica e sostenibilità” e che condivide il suo primato mondiale con l’altro sito della famiglia, a Cremona. E il traguardo è la testimonianza dell’ impegno ‘green’ del gruppo che ha così anticipato l’obiettivo europeo ‘emissioni nette zero’ fissato per il 2050. Caldonazzo annuncia anche che “il 20 dicembre prossimo sarà prodotto il primo coil della nuova zincatura innovativa e a zero emissioni, con uso di idrogeno verde da fonti rinnovabili” e poco più in là, in “primavera, partirà la nuova linea di verniciatura”.

Il manager, nipote del Cavalier Arvedi, si è anche tolto con garbo un sassolino dalla scarpa ricordando la riconversione da 200 milioni di euro e l’impegno dell’azienda con l’acquisizione da parte del gruppo nel 2016: quella “sfida” raccolta da Arvedi che aveva messo “anima e corpo per far ripartire la Ferriera, producendo ghisa all’interno di tutti i parametri di legge in termini di emissioni inquinanti, arrivando a 610 occupati e 300 milioni di investimento”. Poi, poco dopo le pressioni per chiudere lo stabilimento e l’impegno profondo del Cavaliere per trovare un modello di industria che non inquinasse. 

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