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[L’analisi] Il paradosso della Russia: gigante militare ma nano economico. Paese fallito capace solo di esportare gas

Le dimensioni fisiche della Russia sono enormi. La sua popolazione lo rende il nono Paese del mondo, malgrado le grandi distese quasi spopolate. Ancora, le risorse minerali sono notevolissime: la Russia ne è probabilmente il Paese più ricco al mondo. Questo patrimonio di ricchezze naturali da sfruttare ha una conseguenza importante: il carico fiscale è basso.

“Tutto questo non si trasforma però in uno stimolo all’attività economica” sostiene il giornalista finanziario Riccardo Sorrentino, firma del Sole 24 Ore.

“Il Paese non ha un livello sufficiente di libertà economica – malgrado il livello di tassazione, che molto piace ai conservatori – tale da poter prosperare; né, al contrario di altri Paesi, si può pensare che i russi godano di un welfare state particolarmente generoso, anche se valutato solo in termini relativi”.

Piccola economia

L’economia resta piccola – spiega Sorrentino – e questo ha un impatto forte anche sulle spese militari, che non sono così alte come l’aggressività di Vladimir Putin potrebbe far pensare: nel 2017 erano un decimo di quelle Usa, meno della metà della Cina, due terzi di quelle di Francia o Germania. Ora le proporzioni sono cambiate, ma solo perché molti Paesi europei hanno ridotto il loro impegno. Mosca continua a destinare al settore circa 60 miliardi di dollari mentre gli Usa sono saliti a 778 miliardi e la Cina a 252. I tre maggiori Paesi Ue (Germania, Francia, Italia) raggiungono insieme 134 miliardi.

Il Pil della Russia sotto la Grecia

Il Pil pro capite del resto era nel 2019, a parità di potere d’acquisto – una misura che esalta le performances di Mosca – appena al di sotto di quello della Grecia e appena superiore a quello della Bulgaria; è uguale ai due terzi di quello degli italiani, e non è certo una consolazione, per loro, il fatto che sia il doppio di quello degli ucraini.

L’arsenale militare

“Allora perché la Russia è, o quanto meno appare, così potente? – si chiede Sorrentino – L’arsenale militare è ingente e ha un numero di armi nucleari, per quanto un po’ vecchiotte. Viene il dubbio che abbia ragione l’economista Paul De Grauwe quando scriveva: «La Russia è potente perché l’Europa le attribuisce quel potere. L’Europa ha costruito un’unione economica ma non un’unione difensiva». Dodici volte più grande economicamente della Russia, argomentava De Grauwe, la Ue potrebbe essere molto più potente anche militarmente”.

Il fallimento russo

 Ernesto Galli Della Loggia dalle colonne del Corriere della Sera osserva il fallimento della Russia come società moderna. Cioè come società capace di avviare un processo di crescita economica fondata sul progresso tecnico, sull’industria e su meccanismi di mercato. “Quel che insomma è riuscito a Pechino non è riuscito a Mosca. Dopo ben trent’anni dalla fine del comunismo la Russia è rimasta una specie di Arabia Saudita alle porte dell’Europa: capace solo di esportare le sue enormi riserve di materie prime a cominciare dal gas. Ma per il resto, al di là dei missili e dei carri armati, essa non è in grado di produrre nulla che possa competere con una qualsiasi produzione tecnologica moderna” sostiene Della Loggia.

Il fallimento della globalizzazione

“E tra i fallimenti di cui ci parlano gli eventi dell’Ucraina c’è infine quello forse maggiore di tutti — annunziato certamente da tempo e da molti altri segnali ma non per questo meno clamorosamente evidente oggi: il fallimento della globalizzazione come realtà e come ideologia. E anche se qualcuno dirà che non di fallimento si tratta ma di crisi, i fatti restano e sono più duri delle parole. Proprio i fatti ci dicono dunque che la pratica di un grande mercato mondiale delle merci, ispirato unicamente al principio della concorrenza e regolato dalla domanda e dall’offerta — questo è la globalizzazione — sta conoscendo un numero crescente di smentite. Possiamo cercare di trarne almeno le lezioni del caso: in futuro, nel rapporto con il mondo, più realismo e meno astrattezze ideologiche, per piacere; più attenzione ai rapporti di forza e meno illusioni buoniste” chiosa Della Loggia.

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