Eurispes continua a caldeggiare, così come fa da orami vent’anni, l’introduzione del quoziente familiare come sostegno al reddito delle famiglie italiane.
“Il quoziente familiare, a differenza di quanto avviene oggi in Italia, dove la tassazione ha una base individuale che, a parità di reddito, penalizza le famiglie monoreddito e quelle con figli a carico, favorirebbe una riduzione delle tasse.
In sostanza, ribalterebbe il sistema attuale di tassazione, basato sui redditi individuali.
Questo sistema avvantaggerebbe le famiglie con figli, diventando così, seppur indirettamente, un incentivo alla natalità.
L’imposizione fiscale cadrebbe, quindi, sul reddito medio pro capite, piuttosto che su quello familiare unitario.
Introdurre anche in Italia il quoziente familiare secondo il modello francese potrebbe senz’altro comportare per le famiglie un risparmio medio annuo di imposta, che andrebbe ad aumentare al crescere del reddito e del numero dei componenti delle famiglie.
I vantaggi sono assicurati dal fatto che le aliquote progressive verrebbero applicate sul reddito medio pro capite (per definizione inferiore) e non sul reddito di ogni componente familiare”.
IL LAVORO PRECARIO È LA PRIMA DELLE PREOCCUPAZIONI
A preoccupare particolarmente gli italiani – secondo il Rapporto Eurispes – sono: la precarietà lavorativa (13,8%), i conflitti internazionali (12,8%), la possibilità che si ammalino le persone care (12,5% vs 18,1% dello scorso anno), l’aumento di luce, gas e affini (12,3% contro il 16,3% del 2023), il possibile coinvolgimento dell’Italia nei conflitti internazionali (10,2%).
Il 72,6% dei rispondenti crede “poco” o “per niente” che questo Governo sarà in grado di risanare i conti pubblici (erano il 77,2% nel 2023); di tutelare il Paese dal terrorismo internazionale (59,1%, gli sfiduciati erano il 65,8% nel 2023), di contrastare la microcriminalità (61,8%, erano il 65% lo scorso anno) o la criminalità organizzata (62,1% rispetto al 66,4% del 2023).
La maggioranza (il 64,9%; -3,5% rispetto alla rilevazione precedente) non crede che questo Governo sarà in grado di rilanciare i consumi, o di gestire la crisi immigrazione (68,3%; -2,6%).
In linea con quanto emerso dalla precedente rilevazione, il 68,6% crede poco o per niente che l’Esecutivo saprà combattere la disoccupazione, o dare prospettive ai giovani (70,7%; -2,4%), né sostenere la natalità nelle famiglie italiane (63,4%).
Anche la possibilità di aumentare i diritti dei cittadini (70,2%) e di costruire un rapporto collaborativo tra maggioranza e opposizione (74,7%) trovano un diffuso scetticismo.
6 italiani su 10 (60,7%) esprimono sfiducia nella capacità dell’Esecutivo di affermare il ruolo dell’Italia nella politica internazionale, mentre il 53,3% non è convinto della capacità di sostenere il Made in Italy nel mondo.
Infine, una quota maggioritaria esprime sfiducia anche nella possibilità che questo Governo possa portare a termine una buona riforma elettorale (69%).