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[I dati] Istat: «Siamo ottimisti, attendiamo recupero e crescita: Pil stimato a +4,7%»

La ripresa c’è, e sarà più sostenuta del previsto visto che l’Istat ha rivisto marcatamente al rialzo le sue stime del Pil. A dicembre aveva fissato un +4%, ora la percentuale è stata ritoccata al 4,7%. Questo perché nel I trimestre l’economia è andata più forte del previsto.

In un lungo report, l’istituto di statistica spiega che «da un lato, il miglioramento del contesto internazionale ha portato a una revisione al rialzo per il commercio mondiale, per circa due punti percentuali, con un effetto positivo sull’andamento di importazioni ed esportazioni. Allo stesso tempo, la ripresa delle quotazioni del petrolio, da 41 dollari a barile a 66, ha portato a una revisione positiva del deflatore dei consumi delle famiglie».

Dall’altro lato, «il ripristino delle misure di distanziamento sociale nel primo trimestre e il deciso miglioramento delle aspettative delle imprese sull’evoluzione del ciclo economico hanno avuto effetti sui consumi delle famiglie e sugli investimenti.»

A proposito di consumi, l’Istat prevede per il 2021 un  incremento dei consumi delle famiglie del 3,6% con un leggero aumento della propensione al consumo mentre, nel 2022, il progressivo miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro, congiuntamente a una più decisa riduzione della propensione al risparmio, porterebbe a una crescita di intensità maggiore (+4,7%). Anche i consumi della PA sono attesi aumentare nel 2021 (+2,4%) per poi registrare un rallentamento nel 2022 (+0,3%).

L’ottimismo degli esperti dell’Istat è motivato anche dai segnali positivi che provengono dal mercato del lavoro. «La fase di recupero dell’occupazione è attesa estendersi anche ai prossimi mesi. Nel primo trimestre 2021, il tasso di posti vacanti destagionalizzato per il totale delle imprese con dipendenti ha mostrato un aumento congiunturale nell’industria (+0,3 punti percentuali) più accentuato di quello nei servizi (+0,1 punti percentuali). A maggio le attese sull’occupazione delle imprese hanno registrato un deciso incremento in tutti i settori» rileva il report.

Nei prossimi mesi dovrebbe proseguire l’aumento delle ore lavorare e delle ULA, ossia delle unità di lavoro, che si muoverebbero in sintonia con la dinamica della produzione. Anche il numero delle persone in cerca di lavoro, tuttavia, è previsto crescere, influenzato dal progressivo attenuarsi delle misure di sostegno pubbliche. Nel 2021 si attende una crescita delle ULA (+4,5%) che, in parziale decelerazione, proseguirà anche nel 2022 (+4,1%). Il tasso di disoccupazione aumenterà nel corso dell’anno (9,8%) per poi ridursi nel 2022 (9,6%). Altri segnali positivi arrivano dagli scambi commerciali.

L’Istat spiega che «la decisa ripresa del commercio internazionale è attesa sostenere l’evoluzione delle vendite all’estero. Il volume di esportazioni di beni e servizi è previsto crescere nel 2021 (+9,6%) e nel 2022 (+7,9%). Nel biennio di previsione l’aumento delle importazioni si manterrà intenso (+10,4% e +9,0%), trainato dall’espansione della domanda interna e in particolare degli investimenti.»

Le previsioni per gli anni 2021 e 2022 «sono fortemente legate alle ingenti misure di sostegno agli investimenti pubblici e privati previste dal PNRR». Il processo di accumulazione del capitale è previsto in marcata accelerazione nel 2021 (+10,9%), spinto sia dal proseguimento della fase espansiva delle costruzioni sia dalla ripresa di quelli in macchinari e in proprietà intellettuale, per poi restare vivace nel 2022 (+8,7%).

L’evoluzione attesa per gli investimenti permetterebbe anche un deciso recupero della quota sul Pil che salirebbe di circa 2 punti percentuali, dal 17,8% del 2020 al 19,6% del 2022. Scontato il rialzo dell’inflazione con fiammate nei prossimi mesi: i ricercatori spiegano che «nei prossimi mesi dovrebbero continuare a prevalere spinte inflative».

E aggiungono: «Oltre alle tendenze al rialzo che caratterizzano al momento i prezzi nelle fasi a monte della distribuzione finale, alla produzione e soprattutto all’importazione, un contributo determinante sarà fornito dalla ripresa dei costi energetici cui dovrebbe aggiungersi l’apporto inflazionistico proveniente dalla componente dei servizi.»

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