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[I dati] L’industria chimica chiude il 2021 con il pieno recupero dei livelli pre-crisi

L’industria chimica con oltre 2.800 imprese e 3.300 insediamenti attivi sul territorio rappresenta il terzo produttore europeo e il sesto settore industriale del Paese. La chimica impiega 111mila addetti altamente qualificati, oltre 270mila considerando anche l’indotto. Dopo aver subito in misura più contenuta rispetto alla media manifatturiera gli effetti del lockdown, l’attività ha sperimentato una rapida ripartenza (+10,5% su base annua nei primi sette mesi) che ha portato la produzione su livelli complessivamente non lontani dal periodo pre-crisi (-1,5% rispetto al 2019). Il settore, essenziale durante l’emergenza Covid, chiuderà dunque il 2021 con pieno recupero dei livelli pre-crisi (+8,5%) e con previsioni di crescita del 3% nel 2022.

L’andamento si presenta, tuttavia, disomogeneo in relazioni ai settori clienti e alle applicazioni: la ripartenza della domanda risulta vigorosa per i comparti connessi alla casa (non solo costruzioni, ma anche elettrodomestici e arredamento), vincolata dalla carenza di chip per l’auto, ancora stentata per il sistema moda. Si mantiene sostenuta la domanda di tutti i prodotti chimici indispensabili per l’igiene e la sicurezza così come delle materie plastiche impiegate sia per i dispositivi di protezione individuale sia per garantire ottimali condizione di trasporto e conservazione, anche in relazione al diffondersi dei servizi di e-commerce e delivery.

L’export chimico italiano ha già ampiamente superato i livelli pre-crisi (+8,7% in valore nei primi sette mesi rispetto allo stesso periodo del 2019) e la crescita si va estendendo a buona parte dei mercati esteri. La ripresa si sta tuttavia rivelando altamente volatile e discontinua a causa delle persistenti criticità in relazione alla disponibilità e ai costi di numerose materie prime, aggravate dalle crescenti tensioni anche sul fronte energetico. In presenza di effetti via via meno dirompenti della pandemia, si prevede che l’industria chimica in Italia chiuda il 2021 con un incremento della produzione pari all’8,5% che consentirà di ripianare le perdite subite nel 2020 (-7,7%) superando, già nell’anno in corso, il fatturato pre-pandemia (56 miliardi nel 2019).

I livelli di attività si confermeranno, però, diversificati tra settori e singole imprese e i margini risentiranno dei diffusi rincari delle materie prime, soprattutto laddove la domanda a valle risulta ancora fragile. Dopo il rimbalzo, per certi versi fisiologico dell’anno in corso, la ripresa potrà consolidarsi nel 2022 (+3% previsto) a condizione che l’attuazione del Pnrr non subisca rallentamenti.

A fronte del miglioramento atteso anche nei settori più penalizzati dal distanziamento sociale (quali la moda e la cosmetica), la domanda dei beni più strettamente connessi all’emergenza sanitaria mostrerà inevitabilmente un rallentamento assestandosi, tuttavia, su livelli in molti casi superiori al pre-crisi. Anche l’export potrà confermarsi in espansione (+2,5% previsto dopo il +8% del 2021) beneficiando di una ripresa diffusa ai principali mercati di destinazione.

Anche in un annus horribilis come il 2020, le imprese chimiche hanno continuato a investire a fronte di una tendenza diffusa al rinvio e alla compressione degli investimenti nell’industria italiana. Le imprese del settore sono infatti consapevoli che la sfida di uno sviluppo rispettoso dell’ambiente e socialmente inclusivo richiede un forte impegno con investimenti su molteplici fronti. Negli ultimi 4 anni il settore ha generato oltre 5mila nuovi posti di lavoro e, dopo la sostanziale tenuta evidenziata nel 2020, nell’anno in corso le attese sull’occupazione si sono riportate in territorio positivo, segno che le imprese stanno investendo sulle risorse umane anche per dotarsi di nuove competenze.

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