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Il Superbonus è un’ottima soluzione, ma non per tutti. E vi dimostro perché

Dopo la tassazione sulla casa del Governo Monti, dal 2012 il bene rifugio degli italiani ha subito inesorabilmente un continuo declino.

La ricchezza immobiliare privata è passata da un valore di circa 7.000 miliardi a circa 4.500 miliardi di euro, in brevissimo tempo, oltre a rendere “illiquidi” i patrimoni immobiliari per scarsa domanda in quanto non più ritenuti beni rifugio a causa della   gravosità dei 25 miliardi di tassazione annua.

Per risollevarci dalla crisi, deve ripartire il comparto edile che è capace di moltiplicare per quattro ogni euro investito su di esso e perché l’industria edile ha la più alta percentuale di mano d’opera.

Per questi motivi ho sempre asserito che se ci devono essere le  tasse sugli immobili, queste devono essere reinvestite per la loro rigenerazione, per la ripresa dell’economia italiana, per la salvaguardia dell’occupazione e per il mantenimento dei valori immobiliari.

La politica miope ritiene che la ricchezza immobiliare ha fatto il suo tempo e non ha capito che come la fenice, si può rinascere dalle proprie ceneri e dalla potenza della propria ricchezza.

Provo a spiegarmi meglio: in pratica, tutti gli italiani pagando una tassa generalizzata sulle proprietà, possono mettere in moto un finanziamento all’infinito per la rigenerazione del parco costruito ed il mantenimento costante di una parte consistente dell’economia del paese. Ad oggi le stime ci parlano di 32 milioni di case private, oltre a quelle pubbliche, di cui ben 18 milioni hanno bisogno di essere rigenerate per diventare meno energivore e più resistenti. Sono oltre 1000 miliardi di euro  da investire nell’industria edile, lavori per circa 35/40 anni che potrebbero non finire mai, rigenerando continuamente le nostre proprietà immobiliari.

Il nuovo libro dei sogni dei contribuenti italiani si potrebbe chiamare Eco bonus e Sisma bonus che sono diventati  l’oggetto principale di discussione negli androni dei condomini ed in ogni angolo del paese.

Lo Stato, non soltanto rimborserà tutto il valore delle opere tese a migliorare termicamente e sismicamente i fabbricati, ma addirittura, darà il 10% in più, ovvero il 110% delle spese ed i proprietari non dovranno anticipare neanche un Euro, perché il credito fiscale potrà essere ceduto…

Sembra impossibile…

Aumentare la spesa pubblica finanziata dagli stessi beneficiari, per dare slancio all’occupazione,  all’economia e per la rigenerazione ciclica ( ogni 35/40 anni) del parco immobiliare.

Prima si dà e poi si riceve per generare economia e vivere in case rigenerate secondo le nuove esigenze abitative. Purtroppo il meccanismo legislativo ha procedure non affatto facili e scontate. La burocrazia imperversa e per questo la legge potrebbe anche partorire il solito topolino.

Certo un rilancio dell’edilizia ci sarà, lavori in più ci saranno, ma rispetto a quello che ci si aspetta, sarei prudente, perché non sarà di facile accesso a tutti.

Bisogna ancora aspettare la conversione in legge e i decreti attuativi, nonché le direttive dell’Ufficio delle Entrate, ma al momento, sembra un percorso molto difficile e non per tutti, che genererà pochi interventi rispetto a quelli che si potrebbero realizzare.

Vediamo nello specifico alcune delle tante criticità, nella speranza che le cose possano cambiare nella conversione in legge.

Il credito d’imposta non scatta subito, con problematiche di finanziamento per le imprese esecutrici. Queste ultime saranno obbligate a ricorrere alle banche le quali saranno restie a finanziarle, a fronte di incertezze sulla bontà dei lavori, che possono mettere a rischio i crediti futuri, e per mancanza di reali garanzie visto che il mondo edile è reduce da una dozzina di anni bui. Quindi solo chi avrà la forza, di garantire lavori e finanza avrà la possibilità di essere finanziata e reperire commesse.

Le poche imprese che avranno accesso al credito potrebbero ritrovarsi come quel signore che è stato costretto negli ultimi anni a pranzare tutti giorni bevendo acqua ed oggi si ritrova sul tavolo 2 litri di vino e non può alzarsi se non beve tutto.

Insomma rischiamo di avere un mercato aperto a pochi, con tanto lavoro da eseguire in poco tempo, visto la scadenza ad oggi del Super bonus al dicembre 2021. Non è tutto oro quel che luccica!

Leggendo tra le righe del decreto si scoprono dei vincoli che rischiano di farlo fallire tra obblighi, visti di conformità, decreti attuativi, requisiti di asseverazioni varie. Una strada molto più tortuosa di quella che finora ha portato al successo la detrazione del 50% e l’Iva agevolata al 10% per una semplice ristrutturazione. Va ricordato che l’emergenza coronavirus non è ancora passata e che il Parlamento si deve pronunciare prima che il decreto diventi legge.

Ed anche questa non è proprio una consolazione, perché se da una parte si spera che possa essere emendato verso la semplificazione, dall’altra si perde ancora tempo. Nasce spontanea quindi una considerazione negativa: come possiamo chiamare decreto rilancio un testo di legge che blocca per circa 6/8 mesi (se tutto va bene) l’industria edile privata per dare vantaggi (?) solo per un anno o poco più? Inoltre chi vorrà usufruire del beneficio in condominio dovrà attendere non solo i passaggi precedenti, ma anche il benestare dell’assemblea. Considerando che il Superbonus  del 110% sparirà in breve tempo, tentare di fare un lavoro di miglioramento energetico gratis, come annunciato dal Governo, non sarà una passeggiata ma una vera corsa contro il tempo che potrebbe deludere molti contribuenti.

Ad allungare la distanza fino al traguardo, la necessità di approvare i decreti attuativi. Il Ministero dello Sviluppo Economico dovrà mettersi al lavoro per farlo entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto, termine che poi il Parlamento, probabilmente, trasformerà in 30 giorni dalla conversione in legge. Non se ne può fare a meno, perché si  devono definire i requisiti tecnici che i progetti devono rispettare per accedere al Super bonus, oltre ai massimali di spesa specifici per i singoli interventi ed ai controlli a campione che potranno essere seguiti dall’Enea. Vanno, infine, definite le modalità di trasmissione delle asseverazioni rilasciate dei progettisti. Finita qui? Nemmeno per sogno! Anche l’Agenzia delle Entrate dovrà intervenire per stabilire le modalità di trasmissione del visto di conformità, che i  commercialisti e o il Caf dovranno rilasciare sulla documentazione, necessaria a richiedere la cessione del credito a banche o altri intermediari. Se il visto non c’è, non c’è nemmeno la cessione del credito, quindi addio Superbonus.

Certo, ribadisco, dobbiamo ancora aspettare la conversione del decreto legge ed i decreti ministeriali attuativi, ma la sostanza, al momento, sembra questa: nell’intenzione la legge è ottima, ma con un percorso molto difficile e non per tutti.

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