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Il monito di Mario Draghi: “L’UE deve essere più unita o rischia di non sopravvivere” | Lo scenario

L’equilibrio sul quale l’Europa si è retta dopo la seconda guerra mondiale, ossia appoggio agli Stati Uniti per la difesa, Cina come uno dei principali partner commerciali, approvvigionamenti di energia a prezzo contenuto dalla Russia, “non esiste più”.

E oggi “per poter esprimere una visione politica unica e potente nel mondo l’Europa ha bisogno di molta, molta più integrazione”.

Questo il pensiero di Mario Draghi, già presidente del Consiglio e della Bce, che ha parlato con il Financial Times all’evento “The Global Boardroom: Strategies for Growth and Disruption“.

Secondo Draghi, scrive MF-Milano Finanza, l’Europa “ha bisogno di una produttività molto più alta, anche per sostenere una società che invecchia: possiamo riuscirci solo attraverso investimenti ad alto valore aggiunto e ad alto tasso di tecnologia”.

Inoltre occorre agire per “accrescere il peso dell’Europa in ambito tecnologico”, ha proseguito Draghi.

E per riuscirci, “non si può che partire dal capitale umano, dalle competenze, dall’istruzione, per arrivare ad ambiti come la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale”.

Occorre anche razionalizzare le spese per la difesa nell’Ue, “diventando anche in questo campo una vera unione, anziché un gruppo di paesi in competizione tra loro”.

Secondo l’ex premier, a cui la Commissione europea ha affidato il compito di elaborare un rapporto sul futuro della competitività dell’Ue, quello che non possiamo fare è starcene fermi: “Abbiamo scoperto che ciò che per molti anni avevamo dato per scontato non lo era affatto e dobbiamo combattere per difenderlo.

Ma non ho dubbi sul successo finale”.

Quanto alla guerra in Ucraina, “è stata preceduta da una lunga serie di arretramenti rispetto ai nostri valori fondamentali”, ha rilevato Draghi: “l’ammissione della Russia al G8 nonostante il mancato riconoscimento dell’indipendenza e della sovranità ucraine; la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso in cui Assad avesse usato il gas come arma; la Crimea; il ritiro dall’Afghanistan.

La lezione che se ne può trarre è che non dobbiamo mai, mai scendere a compromessi sui nostri valori fondamentali, gli stessi sui quali è stata costruita l’Unione europea: la pace, la democrazia, la libertà, la sovranità nazionale.

Scendere a compromessi su di essi significa mettere in discussione i presupposti stessi dell’Unione”.

Nel mondo assistiamo all’ascesa di autocrazie e democrazie illiberali, negazioni dei diritti civili e violazioni dei diritti umani.

Per cui “dobbiamo combattere, ciascuno nella propria sfera personale ma anche collettivamente, per fare in modo che la negazione dei nostri valori non prevalga.

O l’Europa agisce insieme diventando un’Unione più profonda, capace di esprimere una politica estera, oltre che economica, e una politica di difesa comune, oppure – ha avvertito – non sopravvivrà se non come mercato unico”.

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