L’investimento sulle forme più innovative di produzione di energie rinnovabili “va fatto, è inevitabile”, sostiene il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il giorno dopo il via libera della Ue a 35,3 miliardi di aiuti di Stato.
L’obiettivo, spiega in un’intervista a La Stampa, è quello di abbattere il costo dell’energia e assicurare al paese maggiore competitività.
Per finanziare i nuovi progetti “non dobbiamo assolutamente” mettere in conto a breve un aumento delle bollette.
“Questo è un piano che avrà effetti nel prossimo decennio: parliamo di investimenti che puntano alla sperimentazione, alla ricerca, alle grandi novità che verranno sviluppate in futuro rispetto ai nuovi modelli di produzione.
Lo scopo è doppio: da un lato decarbonizzare, e quindi inquinare meno, e dall’altro portare l’Italia a una condizione di competitività che ci consenta di abbassare finalmente il prezzo dell’energia, perché non possiamo certo andare avanti con costi doppi rispetto ai nostri competitor europei”, ha spiegato.
Il presidente di Nomisma Energia Tabarelli sostiene che è proprio a causa dei 200 miliardi di incentivi erogati finora a favore delle rinnovabili se ora ci troviamo con prezzi all’ingrosso dell’energia così alti.
Secondo Pichetto, “ad esempio sui pannelli fotovoltaici in questi anni i prezzi si sono gonfiati a dismisura.
Ma nel caso dei 35,3 miliardi di aiuti di stato autorizzati ora dalla Ue per il piano Fer2 siamo su un fronte completamente diverso perché si tratta di fare interventi sul fronte dell’innovazione”.
“Che siano oneri di sistema o fondi pubblici finanziati con le tasse poco cambia.
Si tratta di aiuti di stato per l’industria che cambia e che si riconverte.
Il punto sta proprio in questo: l’Italia deve essere competitiva e per farlo dobbiamo assolutamente abbassare il prezzo dell’energia e investire su queste nuove tecnologie per creare un mix energetico che assieme all’idrogeno ed al nucleare di nuova generazione ci consenta di far fronte all’aumento dei consumi che di qui a 20 anni sono destinati ad aumentare”, ha aggiunto, sottolineando che l’impegno economico “è di quasi 2 miliardi all’anno a partire dal 2029-2030 che dovrà essere gestito dai prossimi governi – di centrodestra, naturalmente – e che oltre a ridurre le emissioni di carbonio dovrà garantire la sicurezza energetica, un aumento della produzione nazionale e prezzi più bassi”.
Siamo alla vigilia delle elezioni europee e presto avremo una nuova Commissione.
Il ministro spera di “avere una Commissione che abbia un po’ più di realismo.
In quella uscente l’ideologia andava oltre la realtà: l’abbiamo visto sulla questione dei veicoli con la scelta di politica di puntare esclusivamente sull’elettrico col piano Fitfor55.
Per me è un’idiozia non ragionata.
Pur convinto che l’elettrico sarà preponderante, credo che in futuro rimangano ampi spazi per i motori endotermici che dovranno essere neutro nelle emissioni”.
Secondo Pichetto, “lo stesso vale per le case, da cui dipende il 40% delle emissioni carboniche: è giusto intervenire sull’efficientamento energetico dei fabbricati, ma il tutto va calato sulla realtà italiana fatta di 100.000 borghi, di tre quarti delle case che hanno più di 70 anni e dell’80% delle famiglie con fabbricati di proprietà.
Per cui da qui al 2050 va fatto un décalage realistico, prevedendo crediti di imposta per chi ne ha la capienza e sostegni a chi non ce l’ha”.
“Con Tajani scommettiamo” di ottenere “più voti possibili” alle europee: “la sfida è arrivare in alto”, ha detto, escludendo che il voto produca contraccolpi sul governo.
“Il governo va perfettamente avanti col proprio programma, c’è un equilibrio totale”, ha detto Pichetto.
Sul possibile commissario europeo italiano “saranno i nostri leader a decidere.
Se fossi io a scegliere, punterei a una attività produttiva, sono quelle che fanno la differenza per la vita delle nostre famiglie e delle nostre imprese”, ha dichiarato.