Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Il mercato può fallire? | L’analisi di Paolo Balduzzi

“Nei corsi di Economia si spiega che il mercato può ‘fallire’. Perché tutto questo è interessante?”

Paolo Balduzzi sul Messaggero pone questo quesito sul tema dei dazi: “Perché se interpretiamo il commercio mondiale dovuto alla globalizzazione come un mercato e le tariffe commerciali come un intervento pubblico sui prezzi – scrive – vale la pena, prima di assumere una posizione estreme sui dazi, di chiedersi se, in fin dei conti, questo mercato globale funzioni bene come è al momento oppure se necessiti di qualche aggiustamento.

Nel qual caso, ulteriori interventi sui dazi, naturalmente calibrati e ragionevoli, potrebbero non essere così indesiderabili.

Per quanto la globalizzazione, l’apertura del commercio tra tutte le nazioni e lo sviluppo di relazioni commerciali abbiano contribuito ad arricchire i cittadini e le imprese, questo è il momento giusto per domandarsi, non foss’altro che per esercizio intellettuale, se l’attuale sistema di scambi sia migliorabile.

Peraltro, per i governi europei, e il nostro in particolare, vista l’ormai imminente scadenza del primo agosto, l’interrogativo diventa vera e propria agenda di contrattazione.

Armare il bazooka dei controdazi è davvero la strategia migliore?

Visto il terreno scelto da Trump, parrebbe di sì.

Gli opponenti – osserva l’editorialista – mettono tutte le armi che hanno in bella vista e, sulla base di queste minacce, si negozia un qualche tipo di accordo, che dipende proprio dalla forza contrattuale evidenziata.

Tuttavia, le regole della guerra sconsigliano di scendere su un terreno scelto dall’avversario.

Contro l’apparente follia di Trump, non c’è minaccia che non possa essere superata.

A questo punto, trattare a oltranza appare l’unica vera possibilità.

Vorrà dire accettare dazi più elevati di quelli attuali? Probabilmente sì.

Ma è difficile che si possa ottenere qualcosa di diverso.

L’accordo col Giappone sembra avere accontentato le parti.

Perché mai l’Europa, che è il primo partner commerciale degli Stati Uniti, dovrebbe temere di ottenere un accordo peggiore?

Senza dimenticare che, per compensare il (sicuro) peggioramento delle condizioni commerciali, ci sono ancora due strade a disposizione: siglare accordi con altre parti del mondo (sempre con attenzione alle condizioni in cui avvengono le produzioni) e rimuovere le eccessive regolamentazioni interne alla stessa Unione”.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.