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[Il documento] Istat: il cuneo fiscale 2020 resta oltre il 45 per cento. Il 76 per cento dei redditi non supera i 30 mila euro

FOCUS_CARICO-FISCALE-E-CONTRIBUTIVO_2019_2020

L’Istat presenta i principali risultati delle elaborazioni effettuate sui dati raccolti presso le famiglie con l’indagine “Reddito e condizioni di vita” 2021 (EU SILC; European Union Statistics on Income and Living Conditions), con riferimento, per quel che riguarda il reddito, agli anni 2019 e 2020.  

Si tratta delle elaborazioni che hanno prodotto le stime dei redditi lordi e che permettono quindi di analizzare il costo del lavoro, il cuneo fiscale, il peso delle imposte sulle famiglie e sugli individui e gli effetti sulla diseguaglianza degli interventi fiscali e delle misure di sostegno al reddito.

Di seguito si riportano i principali risultati.

  • Nel 2020, con i redditi netti da lavoro dipendente in calo del 5%, il valore medio del costo del lavoro, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è pari a 31.797 euro, il 4,3% in meno dell’anno precedente. La retribuzione netta a disposizione del lavoratore è pari a 17.335 euro e costituisce poco più della metà del totale del costo del lavoro (54,5%).
  • Il cuneo fiscale e contributivo, ossia la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore, è in media pari a 14.600 euro e sebbene si riduca del 5,1% rispetto al 2019 continua a superare il 45% del costo del lavoro (45,5%). I contributi sociali dei datori di lavoro costituiscono la componente più elevata (24,9%), il restante 20,6% risulta a carico dei lavoratori: il 13,9%, sotto forma di imposte dirette e il 6,7% di contributi sociali.
  • Confrontando le variazioni a prezzi costanti intervenute nelle componenti del costo del lavoro tra il 2007 (anno che precede la prima crisi economica del terzo millennio) e il 2020 risulta che i contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti del 4%, anche per l’introduzione di misure di decontribuzioni mentre i contributi dei lavoratori sono rimasti sostanzialmente invariati, le imposte sul lavoro dipendente sono aumentate in media del 2%, mentre la retribuzione netta a disposizione dei lavoratori si è ridotta del 10%.
  • Il reddito medio da lavoro autonomo, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è pari a 24.885 euro annui, con una riduzione del 5,9% rispetto al 2019. Il reddito netto a disposizione del lavoratore autonomo raggiunge il 68,5% del totale (17.046 euro): le imposte rappresentano il 14,1% del reddito lordo e i contributi sociali il 17,4%.
  • Nel 2020, circa il 76% dei redditi lordi individuali (al netto dei contributi sociali) non supera i 30.000 euro annui: la metà dei redditi lordi individuali si colloca tra 10.001 e 30.000 euro annui, oltre un quarto è sotto i 10.001 euro e soltanto il 3,7% supera i 70.000 euro.
  • Il sistema fiscale e redistributivo consente di ridurre la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi di 4,2 punti percentuali, se misurata dall’indice di concentrazione di Gini (da 37,1 dei redditi familiari equivalenti lordi a 32,9 dei redditi familiari equivalenti netti), e di 1,5 punti in termini di distanza tra il quinto più ricco della distribuzione e il quinto più povero (da 7,3 dei redditi familiari equivalenti lordi a 5,9 dei redditi familiari equivalenti netti).
  • A livello familiare il carico fiscale è mediamente più basso in corrispondenza delle famiglie monopercettore con minori: le aliquote vanno dall’11,4% per le coppie con tre o più figli e almeno un minore, al 13,7% per le famiglie monogenitore con uno o più minori.
  • Con un’aliquota media del 22%, le coppie di anziani senza figli sono la tipologia su cui grava il maggior prelievo fiscale nell’anno di inizio della pandemia, indipendentemente dal numero di percettori in famiglia.
  • Le famiglie con un solo percettore di reddito (prevalente) da lavoro autonomo presentano, lungo tutta la distribuzione dei redditi, aliquote medie fiscali inferiori rispetto alle restanti famiglie monopercettore, confermando e consolidando la posizione di vantaggio relativo già osservata nel precedente anno. Fra il 2019 e il 2020, l’aliquota media fiscale delle famiglie con unico percettore di reddito da lavoro autonomo passa dal 18,1% al 17,6%.
  • Sulle famiglie del Mezzogiorno il carico fiscale pesa meno rispetto al resto del Paese: 16,2%, contro 19,2% del Nord-est, 19,4% del Centro e 20,5% del Nord-ovest. Le prime possiedono, infatti, un più elevato numero di familiari a carico (con detrazioni di conseguenza più elevate) e dispongono di redditi mediamente più bassi (anche all’interno di ciascuna fascia di reddito).
  • Nel 2020 si stima che la riduzione del cuneo fiscale (bonus Irpef e trattamento integrativo) abbia interessato 12,7 milioni di persone, per una spesa complessiva di 10,8 miliardi di euro di trasferimenti, pari a 850 euro pro capite. Si tratta per lo più di lavoratori dipendenti che non percepiscono altre componenti assimilate (56,9%) e di soggetti che accompagnano periodi retribuiti a periodi di disoccupazione indennizzata (34,6%).
  • Il beneficio fiscale è andato maggiormente a vantaggio dei salariati appartenenti ai quinti di reddito familiare equivalente medio-alti: il 17,3% è andato a vantaggio dell’ultimo quinto (il più benestante), il 26,4% a beneficio del quarto quinto (cioè il gruppo appena al di sotto di quello più abbiente), il 24,1% al terzo quinto (corpo centrale della distribuzione), il 20,3% al secondo e l’11,9% al primo quinto (ovvero il più povero).

COSTO DEL LAVORO, CUNEO FISCALE E REDDITI LORDI

Costo del lavoro in calo nel 2020 a seguito della contrazione dei redditi da lavoro dipendente

Nel 2020, le misure senza precedenti introdotte per mitigare gli effetti della pandemia Covid-19 sono state indirizzate a sostenere i redditi delle famiglie e la liquidità delle imprese mediante trasferimenti diretti e politiche fiscali che hanno ampliato l’efficacia di strumenti preesistenti, ne hanno introdotti di nuovi, in particolare per i lavoratori autonomi e le famiglie a basso reddito[1], hanno cancellato o differito alcuni pagamenti[2].

L’insieme delle misure straordinarie ha attutito gli effetti della pesante contrazione economica, contenendo il calo dei redditi netti delle famiglie nel loro complesso in termini sia nominali (-0,9%) sia reali (-0,8%), ma con i redditi da lavoro dipendente e da lavoro autonomo diminuiti rispettivamente del 5% e del 7,1% e quelli da trasferimenti sociali cresciuti del 9,4%[3]

Se si guarda, quindi, nello specifico, ai redditi da lavoro dipendente lordi e al costo del lavoro (somma delle retribuzioni lorde dei lavoratori dipendenti e dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro), i dati dell’indagine “Reddito e condizioni di vita” (EU SILC) stimano che nel 2020 il valore medio del costo del lavoro sia pari a 31.797 euro, in calo del 4,3% rispetto all’anno precedente (Prospetto 1).

La retribuzione netta (17.335 euro) a disposizione del lavoratore costituisce poco più della metà del totale del costo del lavoro (54,5%). Il cuneo fiscale e contributivo, ossia la somma dell’imposta personale sul reddito da lavoro dipendente e dei contributi sociali del lavoratore e del datore, con un valore medio di 14.600 euro, rappresenta uno degli indicatori più rilevanti del carico fiscale. Sebbene nel 2020 il cuneo si riduca in media del 5,1% rispetto al 2019, continua a superare il 45% del costo del lavoro (45,5% nel 2020 e 45,9% nel 2019), collocando l’Italia tra i paesi con il più alto carico fiscale nell’Unione europea[4].

La tassazione del lavoro dipendente, crescente in misura più che proporzionale rispetto alla retribuzione, influenza la domanda e l’offerta di lavoro e talvolta può costituire un disincentivo alla piena partecipazione al mercato del lavoro. I contributi sociali pagati dai datori di lavoro costituiscono la componente più elevata del cuneo fiscale e contributivo (24,9%), mentre il restante 20,6% risulta a carico dei lavoratori: il 13,9%, sotto forma di imposte dirette e il 6,7% di contributi sociali (Prospetto 2). Nel 2020, i contributi sociali dei datori di lavoro si riducono in media del 4,1% e la tassazione sui redditi da lavoro dipendente del 5,5% a seguito della contrazione dei redditi percepiti dai lavoratori e degli sgravi contributivi introdotti per l’assunzione dei giovani e per il Mezzogiorno.

A livello territoriale, il costo del lavoro è mediamente più alto al Nord, dove i redditi sono più elevati, rispetto alle altre ripartizioni; ne deriva che la quota di retribuzione netta del lavoratore raggiunge il valore minimo, 53,3%, nel Nord-ovest. Anche le differenze di genere risultano evidenti: il costo del lavoro delle percettrici di reddito da lavoro dipendente è mediamente pari al 74% di quello dei dipendenti e la retribuzione netta è il 77% di quella maschile, analogamente a quanto registrato nel 2019, con differenziali salariali che perdurano nel tempo.

Cuneo fiscale più elevato per dirigenti, minore per lavoro non qualificato

Il cuneo fiscale e contributivo risulta progressivo ed è più elevato all’aumentare dell’età e del titolo di studio che consente di accedere a lavori più remunerativi (Prospetto 3). Nel 2020, passa dal 41,5% per i dipendenti con meno di 35 anni di età, al 46,9% per quelli tra i 55 e i 64 anni; dai 65 anni in poi la componente contributiva si contrae e il cuneo scende al 38,9% del costo del lavoro. Il cuneo raggiunge il valore massimo del 52,3% del costo del lavoro per i dirigenti mentre per gli operai scende al 43,9%. Per le lavoratrici, che mediamente percepiscono redditi più bassi, il cuneo risulta di oltre due punti percentuali inferiore a quello degli uomini (43,9% contro 46,4%).

Il cuneo fiscale e contributivo è inoltre molto più elevato per chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato (46,3% contro 39,5% di chi ha un contratto a termine) e un orario di lavoro a tempo pieno (46,4% rispetto a 40,7% di chi lavora meno di 30 ore settimanali); si attesta al 45,8% per i cittadini italiani contro il 42,1% di chi non ha la cittadinanza italiana. A livello territoriale, il cuneo è più elevato nel Nord-ovest (46,7%) e più basso al Sud e nelle Isole (43,2%), dove i redditi risultano mediamente inferiori.

La stima delle componenti del costo del lavoro per settore di attività economica evidenzia come nel 2020 il cuneo fiscale e contributivo risulti più basso nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (39%), dove i redditi sono inferiori alla media nazionale (Prospetto 4). I valori più elevati si rilevano invece tra i dipendenti del settore delle attività finanziarie e assicurative (50,3%) e dei servizi di informazione e comunicazione (pari al 49,4% del costo del lavoro). I contributi sociali a carico del datore di lavoro sono più elevati nei settori delle costruzioni (27,3%) e dell’industria (26,6%) mentre le imposte dirette per i lavoratori dipendenti raggiungono il 19,9% nelle attività finanziarie e assicurative e il 17,7% nei servizi di informazione e comunicazione.


[1] Integrazioni salariali con causale Covid-19, proroga indennità di disoccupazione, bonus 600-1000 euro e contributi a fondo perduto per gli autonomi, bonus baby-sitting, congedo parentale straordinario al 50%, incremento dei permessi retribuiti ex-legge 104/92, reddito di emergenza.

[2] Cancellazione del versamento del saldo dell’Irap relativo all’anno d’imposta 2019 e del primo acconto dell’anno d’imposta 2020, differimento delle rate del mutuo per l’abitazione e del pagamento dei contributi sociali per i lavoratori autonomi e i domestici, congelamento delle cartelle esattoriali.

[3] Si veda: Istat, Condizioni di vita e reddito delle famiglie – Anni 2020 e 2021. Statistiche Report, 10 ottobre 2022, in cui è disponibile un approfondimento sule misure di sostegno ai redditi delle famiglie nell’anno della pandemia Covid-19. https://www.istat.it/it/archivio/275630

[4] European Commission, Annual Report on Taxation 2022, Directorate-General for Taxation and Customs Union, Publications Office of the European Union, Luxembourg, 2022.

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