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[Il commento] Sassoli e il senno del poi. Il gesto semplice e commovente che costruisce la nuova Europa

Lo spirito della nuova Europa è qui, in questa aula del Parlamento europeo raccolta per commemorare David Sassoli. 

Nelle parole dei suoi colleghi d’aula, dei suoi compagni di viaggio politico, dei suoi stessi avversari.

Lo spirito della nuova Europa si sente perfino sui social, dove il livore malato di pochi haters viene travolto dall’onda di quiete e viva commozione per la perdita dell’orgoglioso europeista italiano.

Ed è l’Europa di David, solidale, inclusiva, capace di andare oltre la contabilità dei debiti di bilancio e la rigidità della spesa pubblica.

Una nuova Europa che sta nascendo proprio in questi giorni, durante un lungo commiato che non accenna a terminare.

Che induce dopo le lacrime ad una vera riflessione.

Ed è il miracolo di un uomo mite dalle idee forti che andrà riscoperto, riletto con il senno del poi.

Come capita ai Grandi che segnano la Storia.

La nuova Europa di David non è quella dei vincoli e delle restrizioni ma l’Europa che mostra il cuore e tiene aperto il Parlamento europeo durante la pandemia, offre riparo ai senza tetto.

Che con il cuore e con la testa si batte per l’unità contro i nazionalismi che minacciano di distruggere l’Unione nata dal dolore per le divisioni del passato.

Vale la pena iniziare a rileggere tutti i discorsi di David Sassoli, e questo è uno degli impegni che l’Osservatorio Riparte l’Italia intende prendere e mantenere.

E occorre partire da uno degli ultimi interventi.

Poco più di un mese fa, in questa stessa aula. Per un’altra commemorazione.

Alla cerimonia in onore di Valéry Giscard d’Estaing, ex presidente della Repubblica francese.

“Dobbiamo ricordare che Valéry Giscard d’Estaing era un europeo dalle mille sfaccettature: un europeo per convinzione, un europeo d’azione, un europeo democratico, un europeo di spirito e di ideale, ed un europeo promotore di speranza. Nel dare un ultimo saluto a Valéry Giscard d’Estaing, vorrei riflettere con voi sui diversi aspetti della sua carriera europea che devono continuare ad ispirarci.

Valéry Giscard d’Estaing era innanzitutto un europeo convinto. L’Europa non era per lui un calcolo strategico, o una scelta casuale. Per lui l’Europa era una prova della storia. Pur essendo stato un capo di Stato molto giovane, apparteneva alla generazione dei Padri fondatori, coloro che hanno conosciuto la guerra in prima persona e che hanno riconosciuto sulla propria pelle che la scelta della pace passa attraverso la costruzione dell’unità europea.

Il suo impegno a favore dell’adesione della Grecia alla Comunità, poi della Spagna e del Portogallo, dimostra una delle sue convinzioni profonde: l’Europa non è semplicemente un mercato comune o una costruzione economica, è anche e prima di tutto un principio spirituale, culturale, un tesoro di civiltà, un principio di fraternità tra i popoli. 

Valéry Giscard d’Estaing era un Europeo promotore di speranza. La speranza, motore della costruzione della pace e della collaborazione tra gli Stati europei. E lui ha colto questa speranza e ne ha dispiegato i fili, durante tutta la sua vita di europeo.

Presiedendo la Convenzione sul futuro dell’Europa, in un momento cruciale della nostra storia ha rianimato la speranza europea, nel momento in cui la linea retta ed evidente della costruzione europea lasciava spazio a incertezze. I partecipanti a questo formidabile esercizio democratico che ha aperto il nostro secolo ricordano ancora con fervore la sua qualità di ascolto, la sua capacità di far sorgere il compromesso, la forza di convinzione che gli permetteva di cogliere il «noi» e il «comune» di tutti gli europei. Il testo costituzionale che ne è derivato non ha certo conosciuto la consacrazione attesa, ma il segno lasciato da questo esercizio è reale e profondo.

Gli scambi condotti sotto la presidenza e l’attenzione costante del Presidente Giscard d’Estaing continuano a spianare la strada agli sviluppi presenti e futuri dell’Unione, perché hanno visto giusto ciò che era possibile e ciò che non lo era, ciò che era desiderabile e ciò che non lo era, sul rapporto sottile e sempre da ripensare tra le nostre tradizioni nazionali vive e feconde, e la nostra comunità di cultura, di civiltà e di ideali.

Mi auguro che la nostra Conferenza sul futuro dell’Europa possa raggiungere questo stesso alto grado di ambizioni.

L’allora giovane deputato all’Assemblea nazionale francese aveva dedicato il suo primo discorso importante al progetto europeo, nell’anno 1957. Concludeva così il suo discorso, profeticamente: «Affinché il nostro paese, affinché l’Europa possa beneficiare del mercato comune, questo non deve essere un luogo di passaggio. Deve essere, credo, l’occasione, la ragione, che cerchiamo per rinnovare la struttura del nostro paese e per far sorgere, dietro la maschera un po’ invecchiata di Marianne, i tratti di un paese giovane». 

Per Valéry Giscard d’Estaing, il progetto europeo era la fonte di giovinezza di ciascuna delle sue Nazioni membri. Declinando al presente i valori umanistici che ha pazientemente elaborato nel corso dei secoli, l’Europa rafforza la qualità di ciascuno dei membri che la compongono, e dà senso ad un’azione comune, saldamente ancorata su un progetto di pace, di rispetto reciproco e di prosperità”.

Fin qui il discorso dello scorso dicembre di Sassoli.

Degli omaggi di ieri merita su tutti di essere ricordato quello di Ursula von der Leyen.

 “L’estate scorsa David mi ha chiesto di unirmi a lui in una visita all’ex campo di concentramento di Fossoli, in Italia. Un luogo dove i soldati nazisti massacrarono decine di partigiani italiani in lotta per la nostra libertà collettiva”.

“David Sassoli aveva un legame speciale con quel luogo. Dopo la guerra, un uomo di nome David Maria Turoldo, un frate cattolico che si era unito alla Resistenza, trasformò il campo di concentramento in un ricovero per orfani di guerra. In suo onore è stato battezzato David Maria Sassoli. E’ stato un momento molto toccante per me”, afferma la leader Ue.

“Abbiamo incontrato i sopravvissuti e i figli di coloro che sono stati uccisi in quel campo. E quando le trombe hanno suonato ‘il silenzio’ per commemorare le vittime, nel momento più solenne della celebrazione, David ha infranto il protocollo e mi ha preso la mano. Un semplice gesto di unità che valeva più di un milione di parole”, ha aggiunto.

Un gesto semplice e commovente che punta a costruire la nuova Europa.

Ora tocca a noi andare oltre le lacrime.

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