Era prevedibile: sul futuro bilancio settennale Ue (2028-2035) da duemila miliardi si stanno scaricando tutte le tensioni europee.
La Commissione chiede l’aumento dei fondi dall’attuale 1,1% all’1,26% del Pil europeo (contro il 25% del bilancio federale Usa) e per finanziare l’aumento propone nuove tasse su sigarette, grandi imprese ed emissioni climalteranti.
La Germania e i sovranisti si sono già detti contrari sia all’aumento del bilancio che alle nuove tasse, anche se lo 0,11% servirà a pagare gli interessi sugli eurobond emessi per finanziare il Next Generation Ue. Dunque l’aumento effettivo si riduce allo 0,5% del Pil.
Ma i più scatenati sono gli agricoltori, che non accettano la riduzione dei sussidi della Pac da 380 a 300 miliardi, riduzione ritenuta necessaria per finanziare gli altri programmi, dalla competitività industriale all’immigrazione, dalla difesa ai sostegni all’Ucraina (100 miliardi).
L’agricoltura è anche al centro dello scontro sui dazi (Trump chiede di rimuovere i regolamenti sanitari e ambientali europei che bloccano l’export agricolo Usa verso l’Europa) e frena gli accordi di scambio col Mercosur.
E pensare che la Pac avrebbe dovuto migliorare l’imprenditorialità degli agricoltori europei, che invece si sono assuefatti ai sussidi.








