Anche Paolo Pombeni sul Messaggero parla dei ritardi sul Pnrr e si concentra sulle cause: la scarsa efficienza della macchina pubblica.
“Che prima o poi venisse al pettine il nodo delle debolezze nel sistema della Pa era dato per scontato in tutte le sedi dove si fa analisi e non propaganda politica.
Altrettanto lo è la sfiducia nell’effetto di rimbalzo che l’evento dovrebbe avere: si dubita che questo spinga a mettere mano ad una razionalizzazione del sistema.
Il fatto che tutto stia accadendo intorno alla vicenda della capacità di impiegare i 192 miliardi del Recovery Fund aggiunge drammaticità, perché è in gioco la perdita di una occasione storica.
Si denuncia il gioco di scaricabarile nella colpa dei governi.
In realtà la colpa sta per lo più nel manico: l’essersi buttati a dover presentare in tempi ristretti progetti più o meno compiuti e aver dovuto soggiacere all’idea di distribuire il più possibile la torta, per cui qualcosa si doveva dare anche a Regioni e Comuni.
È questo che ha determinato la corsa a svuotare i cassetti dei progetti che si avevano più o meno pronti rivestendoli delle parole d’ordine gradite a Bruxelles.
Dietro questo caos calmo sta però la spinosa questione del cattivo stato di salute della nostra amministrazione pubblica.
Non è un mistero che le nostre burocrazie, in quasi tutti i comparti, abbiano un alto tasso di invecchiamento, un turn over bloccato, e soprattutto scarsa attrattività per cui non interessano alle intelligenze e alle energie migliori del paese.
Richiamare eccezioni, che ci sono e che non si vogliono negare, diventa però un’ipocrisia per evitare di fare i conti col livello medio di funzionamento”.
Una soluzione, secondo Pombeni, è “immaginare sistemi integrati di servizio pubblico” con all’interno funzionari altamente specializzati “che lavorino nell’interesse di una pluralità di soggetti istituzionali”.