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I dazi puniranno i migliori e alla fine ridurranno la competitività degli Stati Uniti | Lo scenario di Riccardo Illy

Il primo periodo di liberalizzazione degli scambi internazionali iniziò nel 1846 e terminò con lo scoppio della Prima guerra mondiale, nel 1914; durò quindi 68 anni. Il secondo iniziò alla fine della Seconda guerra mondiale e, a distanza di 80 anni, è stato brutalmente interrotto dal Presidente Trump. È stato uno dei periodi di più elevata crescita del PIL mondiale.

Le teorie del vantaggio comparato di David Ricardo (1772-1823), che avevano ispirato il primo periodo ed erano state ulteriormente applicate nel secondo, sembrano essere cadute nel dimenticatoio. Con l’avvento del GATT, poi WTO, si era radicato il principio che i dazi fossero un’eccezione da tollerare o per compensare temporaneamente gravi squilibri fra paesi sviluppati e in via di sviluppo, o per “punire” aiuti di Stato applicati nonostante il generale impegno volto a abolirli.

Con Trump torniamo alla preistoria dell’economia di mercato, alla legge della giungla. I dazi americani di Trump avrebbero l’obiettivo di riequilibrare la bilancia commerciale sfavorevole agli USA (nelle merci) a causa delle superiori capacità di produttori di altri paesi in termini di qualità e prezzi delle loro merci. È stato ampiamente chiarito che l’IVA non è un dazio e gli aiuti della UE all’export, concentrati nel settore agroalimentare, seguono le regole del “de minimis” e in quanto tali non sono in grado di spostare significativamente la bilancia commerciale.

I dazi di Trump, di qualunque entità saranno, avranno l’effetto di punire i più bravi (che producono beni di qualità migliori e/o di prezzo inferiore) in altri paesi per premiare i meno bravi americani. Il conto lo pagheranno nell’immediato i consumatori americani, con un aumento dei prezzi o un peggioramento della qualità, e i produttori europei con una riduzione dell’export. Nel lungo termine, il conto lo pagherà nel complesso la competitività dell’economia americana; le sue industrie, sostenute dai dazi che graveranno sui prodotti dei concorrenti stranieri, rinunceranno a innovare e a migliorare l’efficienza, ulteriormente fiaccando il settore manifatturiero.

È incredibile che nessuno dei consulenti del Presidente americano riesca a spiegargli quali danni sta infliggendo al suo paese e ai principali partner.

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