Nel secondo semestre dell’anno, per le Regioni e le Province autonome saranno messi a disposizione 1,4 miliardi di euro, con lo scopo di sostenere un aumento consistente dell’offerta del trasporto pubblico locale, per finanziare servizi aggiuntivi e compensare minori ricavi. Questo quanto affermato dal ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini.
Nel corso di un’audizione al Senato sulle iniziative di sua competenza in vista dell’avvio del prossimo anno scolastico, il ministro ha fatto il punto sulla situazione dei trasporti. «In aggiunta a quanto finora fin qui erogato, nella seconda parte del 2021 per le Regioni e le Province autonome saranno ripartiti 618 milioni di euro per finanziare servizi aggiuntivi e 800 milioni per compensare minori ricavi».
«Tali stanziamenti appaiono pienamente adeguati a sostenere un aumento consistente dell’offerta di Tpl per l’intero anno in corso», ha detto Giovannini ricordando che «nel biennio 2020-2021 sono stati stanziati 2.740 milioni di euro finalizzati alla copertura dei mancati ricavi dovuti all’emergenza sanitaria e alla erogazione di servizi aggiuntivi da parte degli enti territoriali, responsabili del Tpl».
Di fatto, «per comprendere meglio le tendenze prevedibili della domanda di Tpl alla ripresa di settembre, il Ministero ha chiesto all’Istat di condurre un’apposita indagine sulle famiglie italiane nella quale sono stati analizzati i comportamenti attesi da parte delle diverse categorie in relazione alla pandemia», ha spiegato il titolare del Mims.
Ha poi precisato che «complessivamente, i risultati preliminari dell’indagine delineano, rispetto alla situazione ante-pandemia, uno scenario di significativa riduzione della mobilità e dell’utilizzo di mezzi pubblici da parte sia di occupati/studenti sia delle persone in altra condizione, in presenza di una maggiore intensità di utilizzo dell’auto privata».
«Con riferimento all’analisi della frequenza settimanale degli spostamenti» ha proseguito Giovannini «si registra una diminuzione di circa 10 punti percentuali degli occupati che si recheranno sul posto di lavoro almeno 5 giorni alla settimana. Contestualmente, la frequenza di chi si recherà a lavoro per meno di 5 giorni alla settimana passa dall’8,9% al 16,6%. Inoltre, «la percentuale di occupati che prevede assenza di spostamenti per motivi di lavoro, ovvero una frequenza inferiore su scala mensile, passa dal 5,5% al 9,1%».
«Circa la metà di chi prefigura una minore frequenza di lavoro in presenza attribuisce la causa della riduzione agli effetti indotti dalla pandemia Covid-19. Per quanto riguarda la scelta di mezzi di trasporto per recarsi sul posto di lavoro, per il totale degli intervistati (occupati e studenti maggiorenni) si registra un calo nell’utilizzo atteso dei mezzi pubblici pari a circa il 20% (-6,5 punti percentuali in termini di variazione di quote)».
«Con riferimento ai soli occupati il calo è pari a circa il 29%. In conclusione, sulla base delle azioni intraprese e delle analisi svolte dall’Istat, è presumibile un minor ricorso ai mezzi pubblici nei prossimi mesi rispetto al periodo precedente la pandemia», ha spiegato ancora il ministro confermando che grazie alle risorse stanziate per i servizi aggiuntivi, «l’offerta di trasporto pubblico è stata già fortemente incrementata. In particolare, sulla base della rendicontazione fornita dalle Regioni, in termini percentuali, i servizi aggiuntivi hanno determinato un aumento medio giornaliero del 4,2% dell’offerta di trasporto».
«Tenuto conto, però, del fatto che l’aumento dell’offerta di servizi è concentrato negli orari di maggior riempimento, ossia negli orari “di punta”, è evidente che in tale fascia oraria l’incremento è molto superiore: ad esempio, Trenitalia segnala un aumento dei servizi negli orari di punta superiore al 10%. Ipotizzando che l’aumento dell’offerta si sia concentrato nelle fasce orarie 7-10 e 17-20, in dette fasce si può stimare un aumento del servizio compreso tra il 15% e il 20% nella media nazionale», ha spiegato il ministro.
Ha ricordato, inoltre, che nel periodo febbraio-marzo «ci si è concentrati sulle riaperture delle scuole di maggio, al fine di potenziare i servizi ferroviari e del Tpl, nonché di modulare gli orari di entrata e uscita nell’ambito dei tavoli prefettizi. A seguito delle interlocuzioni avute, è stato istituito presso il Ministero dell’Interno un monitoraggio centralizzato delle attività dei tavoli prefettizi, con la partecipazione del Mims e del Ministero dell’Istruzione».
Nel periodo aprile-luglio, invece, «è iniziata la programmazione dell’offerta dei trasporti per la ripresa autunnale. In particolare, nelle riunioni del 16 aprile e del 25 maggio con gli enti territoriali si sono individuati gli elementi chiave da chiarire e definire per consentire una adeguata programmazione dell’offerta di Tpl da parte degli enti territoriali, tra i quali: acquisire l’opinione del Comitato tecnico-scientifico (Cts) su una serie di tematiche relative ai trasporti, specialmente per ciò che concerne i coefficienti di riempimento; potenziamento del ruolo dei tavoli prefettizi per la programmazione degli orari di entrata/uscita delle scuole; definizione del ruolo dei mobility manager per regolare meglio l’organizzazione dei tempi di spostamento dei lavoratori e dei cittadini e potenziamento del monitoraggio dei servizi aggiuntivi tramite l’Osservatorio sulle politiche del Tpl, i cui dati possono essere utilizzati a supporto dei tavoli prefettizi», ha concluso.
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