Gianni Lettieri, Presidente Atitech, è intervenuto agli Stati Generali della Ripartenza organizzati dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia il 29 e 30 novembre 2024 a Bologna.
Ecco alcuni estratti del suo intervento nel panel centrato sul tema “Investimenti, innovazione e internazionalizzazione del sistema imprenditoriale italiano“, moderato da Luca Telese.
“Io vorrei lanciare un messaggio di positività. Molti giovani hanno l’ambizione di fare impresa e a noi imprenditori tocca, diciamo in maniera importante e pressante, il dovere di trasmettere ai giovani la passione di fare impresa. Perché se al giovane non viene trasmessa la passione di fare impresa è difficile che il Paese possa rimanere in futuro nel range in cui ci troviamo oggi.
E questo tocca anche al paese, perché uno dei problemi che abbiamo oggi in questo paese è che se tu vuoi fare una startup qua in Italia, forse devi partire da un altro posto. Se tu fai una startup, la prima cosa va in banca e dici “devo comprare le macchine”, e la banca ti risponde che serve un bilancio approvato, se non c’è un bilancio approvato io non ti posso finanziare per comprare le macchine, ma se è una startup allora che startup è? A Berlino o negli Stati Uniti le risposte sono completamente diverse da quello che rispondono in Italia.
Pensiamo per esempio alle università, sappiamo tutti gli spin off che escono dall’università americana rispetto agli spin off che escono dalle università italiane, anche quella è una cosa che dovremmo incentivare. Io credo che il sistema Paese dovrebbe funzionare di più su quello che noi abbiamo oggi in Italia.
Si parlava prima di crisi settoriale, ma nelle crisi settoriali ci sta anche la possibilità di crescere, di andare avanti. Gli Stati Uniti innovano, ma si vede anche negli imprenditori che fanno negli Stati Uniti, la Cina copia e in Europa si fanno le regole, in Europa si fanno le regole per creare lacci e lacciuoli alle imprese e evitare che vada avanti affrontando la competitività. La stessa cosa è la concorrenza, ma tenete presente che quando io parlo di sistema paese parlo anche di concorrenza, perché oggi la concorrenza non avviene più tra impresa e impresa, non avviene più tra imprenditore e imprenditore, avviene tra un sistema che funziona e un sistema che non funziona.
Tu puoi avere una bellissima impresa, la migliore al mondo, ma se è ubicata in una zona che tutto il contesto è in un paese, un paese che il contesto non funziona, quell’impresa prima o poi è destinata a mollare, quindi è importante la competitività tra paese e paese.
Qual è la differenza tra gli Stati Uniti e l’Italia o l’Europa? Negli Stati Uniti gli imprenditori cambiano spesso attività, cioè negli Stati Uniti anche la disoccupazione è a livelli sempre bassissimi, perché un imprenditore che ha un’impresa, che capisce che quell’attività non funziona più, il Paese stesso lo incentiva a trasformarsi e a provare un’altra attività, è quello che ha fatto anche Bezos all’inizio, è quello che ha fatto Elon Musk, cioè tutti quanti se vedete partono da una storia e finiscono in un’altra storia di successo. Io sono riuscito a farlo anche in Italia, vi racconto un po’ di esperienza personale, io sono stato per 35 anni nel settore tessile, avevo stabilimenti in India, Stati Uniti, Messico.
Poi ho rilevato Atitech perché ero il presidente degli industriali di Napoli. Atitech è un’azienda che fa manutenzione degli aerei, è ubicata a Capodichino. Adesso l’azienda è la più grande azienda di manutenzione indipendente del mercato EMEA, prima lavorava solo con Alitalia, adesso ha 100 clienti, lavora con il mondo, abbiamo due basi importanti, una a Capodichino e una a Fiumicino perché poi due anni fa abbiamo rilevato anche Alitalia Maintenance di Fiumicino, ci sono 1.500 persone che lavorano, abbiamo 21 basi in Italia e 10 basi estere, siamo a Osaka, Parigi, Monaco, Rio di Janero, Buenos Aires, Tel Aviv, adesso apriamo a New York City e London City. Perché sto dicendo questo? Perché in questo Paese quello che noi dobbiamo riuscire a ottenere è una visione industriale del paese, sempre per il motivo che la concorrenza avviene fra territorio e territorio.
Se per decenni abbiamo buttato miardi di Euro dietro alla compagnia aerea che ci sta, se l’avessimo salvata era perfetto, ma che ci può stare, ma trascurare poi l’attività industriale che è quella che io sto facendo è stato un delitto enorme.
, pensate che l’Uftanza Tecnic c’ha 13.000 dipendenti, fa 6 billion di fatturati e guadagna uno e mezzo, chi comanda l’Uftanza è l’Uftanza Tecnic, perché quella gli gira la cassa, e in Francia c’ha il France Industries che è più piccola dell’Uftanza Tecnic, fattura poco meno della metà, c’ha 9.000 dipendenti, la Spagna ce l’ha l’attività industriale del settore aeroautico, ce l’ha la Grecia, la Grecia non l’avevamo distribuita, i russi non ce l’avevano distribuita, ce l’aveva la Turchia, ce l’ha il Portogallo, noi non l’avevamo distribuita, tutti dicevano è una cosa impossibile che in Italia non si può fare, adesso tutti si meravigliano, chiate che è cresciuta, siamo partiti con la Bismantene, siamo arrivati nella Wien, adesso stiamo iniziando a fare le ruote, faremo anche i motori,
L’obiettivo nostro, mio e dei miei collaboratori è quello di riportare in Italia tutto quello che si faceva fino ai primi anni 2000, 2006-2007, prima che l’Italia venisse venduta ai capitani coraggiosi. Secondo me è un’infrastruttura importante per il Paese.
Noi imprenditori dobbiamo assumerci una responsabilità importante che è quella di pensare anche al territorio in cui operiamo e smetterla con l’egoismo di dire “io ho la mia azienda, penso solo alla mia azienda e non penso a quello che sta fuori”. Questa è una una idea sbagliata dell’impresa perché se quello che sta fuori non funziona c’è miseria, c’è ipocrisia e allora la mia azienda non la porta avanti”.








