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Filippo Anelli (Presidente Ordine dei Medici): «Giusto proteggere i medici di base dal virus»

“E’ giusto proteggere i medici di base dal virus. Non è questione di essere codardi o eroi”. Lo afferma Filippo Anelli, presidente della federazione dell’ordine dei medici, intervistato da Niccolò Carratelli per La Stampa. «Non è questione di essere eroi o codardi, il punto è applicare la legge e rispettare le procedure».

Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici, non accetta la contrapposizione tra medici di famiglia che vanno a visitare a casa i pazienti malati di Covid e quelli che, «legittimamente», non se la sentono. La sentenza del Tar del Lazio dice chiaramente che l’assistenza domiciliare dei pazienti positivi non è compito dei medici di base, concorda? «È la legge, i medici di famiglia si devono occupare di tutta l’attività ordinaria, tranne il Covid. Poi nessuno vieta loro di andare, se vogliono e possono farlo in sicurezza. Ma, proprio per proteggerli, il governo ha istituito le Usca. Sono queste Unità speciali che devono fare le visite domiciliari, attivate dai medici di famiglia, che invece si occupano del triage telefonico dei propri pazienti».

Tutto giusto, se le Usca funzionassero ovunque e fossero in numero sufficiente… «Bisogna chiedere alle Regioni perché non le hanno formate da marzo ad oggi. Sono lo strumento che garantisce più sicurezza nell’assistenza, con tutte le attrezzature e le protezioni. I medici di famiglia da soli sono troppo esposti. E infatti si ammalano e muoiono». Perché si creano gli assembramenti davanti ai pronto soccorso? «Non certo perché c’è una carenza di visite domiciliari, non c’è alcun rapporto di causa-effetto. Su questo è stata costruita una narrazione scorretta, la gente va al pronto soccorso anche a prescindere dal parere del proprio medico».

In un momento di emergenza non sarebbe lecito aspettarsi un supplemento di disponibilità dai medici di famiglia? «Guardi, la disponibilità è stata ed è massima. Conosco molti colleghi che vanno tutti i giorni a visitare pazienti malati di Covid. Non è questione di essere coraggiosi o paurosi, ci sono norme e procedure, che hanno un senso e quindi vanno rispettate».

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