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Fca chiede la Garanzia dello Stato per un maxi prestito e scoppia la polemica

Nel giorno in cui Fca, in una teleconferenza con i sindacati, ufficializza la richiesta di una garanzia statale per un prestito probabilmente da 6,3 miliardi, dalla maggioranza arrivano reazioni dai toni diversi: duri quelli del Pd e della sinistra, che giudicano la richiesta incompatibile con il trasferimento della sede in Olanda, più dialoganti quelli del presidente del Consiglio, anche perché nel frattempo l’azienda aveva chiarito che i fondi sarebbero stati impiegati solo in Italia. Nel caso di Fca “parliamo di fabbriche italiane, di lavoro italiano, che occupano tantissimi lavoratrici e lavoratori italiani”, ha detto il presidente del Consiglio in serata durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi. “Dobbiamo rendere più attraente il nostro ordinamento giuridico – ha aggiunto – Stiamo introducendo delle modifiche societarie che andranno sicuramente nel dl semplificazione per scongiurare la maggiore competitività di altri Paesi Ue. Per noi e’ inaccettabile”. Per Conte “non c’e’ solo un diritto societario più attraente ma anche agevolazioni fiscali, il cosiddetto dumping fiscale. Non intendiamo più concedere questi vantaggi a nostri diretti concorrenti e stiamo lavorando a questo”. Il premier sottolinea inoltre che “se Fca può chiedere i soldi, significa che le norme del decreto legge lo consentono”. Le varie bozze del dl rilancio contengono anche la possibilità del voto plurimo per alcuni azionisti, uno dei vantaggi societari olandesi. Conte promette che il dl rilancio verra” pubblicato domani in Gazzetta Ufficiale. Il testo definitivo ci dirà se il gap competitivo tra Italia e Olanda si ridurrà. Va sottolineato che nel pomeriggio Fca aveva chiarito che avrebbe restituito il prestito in 3 anni e che il finanziamento sarebbe stato rivolto esclusivamente alla parte italiana del gruppo. L’obiettivo, hanno reso noto i sindacati, e’ “pagare i numerosi fornitori, nonché facilitare la realizzazione dei 5 miliardi di investimenti previsti per il nostro Paese, in una situazione di sostanziale assenza di vendite e quindi di fatturato”. Un chiarimento che e’ arrivato solo dopo le polemiche della mattinata. “Senza imbarcarci in discussioni su che cosa e’ un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa: un’impresa che che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia. Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato” aveva scritto il vice segretario del Pd, Andrea Orlando, su Twitter. 

 Interpellati, ne’ Fca ne’ Sace ne’ Intesa hanno voluto commentare la notizia. Secondo i termini dell’operazione, la Sace fornirebbe una garanzia pubblica per l’80% dell’importo. La procedura prevede una fase preliminare, una sorta di istruttoria, e una volta completata vengono inviati gli esiti al Ministero dell’Economia, che rilascerà a quel punto la garanzia tramite decreto. La procedura e’ prevista dal decreto Liquidità, ed ha come obiettivo quello di garantire la continuità delle attività economiche danneggiate dalla pandemia Covid-19: le garanzie sono destinate alle imprese con un fatturato individuale superiore o uguale a 1,5 miliardi di euro o con numero di dipendenti in Italia superiore o uguale a 5.000 e per finanziamenti di importo superiore o uguale a 375 milioni di euro. Le aziende dal canto loro si impegnano a gestire i livelli occupazionali attraverso accordi sindacali; a “non approvare la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni nel corso del 2020 per essa e per ogni altra impresa con sede in Italia che faccia parte del medesimo gruppo”. All’inizio di questa settimana, Fca ha annunciato che non distribuirà i dividendi. Ma non e’ solo Fca, ovviamente: in questo periodo di trimestrali, sono molte le imprese colpite dagli effetti dell’emergenza sanitaria ed economica da Covid-19 ad aver preso una decisione simile

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