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Fabio Balboni, economista Hsbc: “Per l’Italia il Pnrr è un progetto chiave, altrimenti rischia un autunno caldo”

“La crescita in Italia rimane piuttosto lenta, ma sembra che stia toccando il fondo.

Gli indicatori delle indagini sono migliorati verso la fine del 2023 e la fiducia dei consumatori è aumentata, probabilmente grazie all’aumento dei salari reali (in quanto gli stipendi stanno iniziando a raggiungere l’inflazione) che dovrebbe sostenere i consumi”.

Lo afferma Fabio Balboni, economista senior di Hsbc Global Research, puntualizzando però che “l’industria manifatturiera continua a faticare a causa della debolezza del commercio globale e dell’aumento dei costi dell’energia, mentre il settore dell’edilizia residenziale rischia di essere un freno a causa dei tassi elevati e dell’abolizione da parte del Governo di un credito d’imposta molto generoso (Superbonus) in vigore dalla metà del 2020”.

Alla luce di questi venti contrari, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, finanziato da sovvenzioni e prestiti del Ngeu, “dovrebbe essere un motore di crescita fondamentale per i prossimi due anni.

Finora la spesa è stata lenta (i dati ufficiali mostrano che sono stati spesi solo 30 miliardi di euro su 194 miliardi disponibili).

Almeno questo lascia molto da spendere entro la scadenza del 2027 e le recenti modifiche apportate al Piano dovrebbero contribuire ad accelerare i tempi”, aggiunge l’esperto.

ELEVATO FABBISOGNO DI LIQUIDITA’

Nel frattempo, le misure fiscali espansive del bilancio 2024, combinate con le mancate entrate fiscali dovute al Superbonus, “lasciano all’Italia un elevato fabbisogno di liquidità e una difficile sfida di consolidamento per portare il debito su una traiettoria stabile di riduzione.

Dal 2025, inoltre, le nuove regole fiscali dell’UE potrebbero avere effetti negativi”, avverte Balboni.

IN AUTUNNO RISCHIO POLITICO POTREBBE AUMENTARE

“Finora il governo ha affrontato poca opposizione e non dovrebbe cambiare molto prima delle elezioni del Parlamento europeo di giugno.

Ma in autunno, con i colloqui sul bilancio 2025 e il rischio di essere più isolati in Europa, il rischio politico potrebbe aumentare, mentre l’imminente fine del reinvestimento del Pepp” della Banca centrale europea “potrebbe aumentare la pressione sulle obbligazioni sovrane dell’Italia”, conclude l’economista.

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