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Ezio Mauro: «Il governo di tutti rischia di essere il governo di nessuno. Ecco i limiti dell’esperimento Draghi»

Il governo di tutti rischia di essere il governo di nessuno.

Lo sostiene Ezio Mauro, politologo e per 20 anni direttore del quotidiano La Repubblica.

“Questo è il vero problema che segna l’agenda di Mario Draghi dopo il primo giro di consultazioni tra i partiti”.

“Un risultato è già chiaro: il governo si farà, semplicemente perché il sistema è arrivato all’ultima spiaggia e rischia di giocarsi i 209 miliardi di aiuti europei per l’incapacità di rispettare i tempi e i modi degli interventi di sostegno straordinari, e delle riforme necessarie per accompagnare e garantire l’intervento della Ue”.

“Nessuno tra gli attori politici può prendersi la responsabilità — al punto in cui siamo — di far naufragare l’unico progetto per la ripresa del Paese. Nemmeno Giorgia Meloni, disposta a sostenere singole misure di volta in volta”.

“Tutti gli altri hanno dato via libera a Draghi. Sembra un’abdicazione della politica alla tecnocrazia, ma in realtà la partita è appena incominciata” ragiona in un lungo editoriale sul giornale fondato da Eugenio Scalfari.

“In una società democratica la politica deve sedere a capotavola e deve tenere in mano il mazzo delle carte, perché è l’unica che può disciplinare lo scontro e il confronto tra gli interessi legittimi in campo, in nome dell’interesse generale”.

“Ma la politica deve legittimare ogni giorno se stessa, in termini di efficacia ed efficienza, di onestà e di rappresentanza, per non deludere la fiducia dei cittadini, intaccando quel deposito di credenza nella democrazia che è alla base del patto sociale. Noi siamo alle soglie di quel punto critico”.

“Draghi deve avere la coscienza di questo limite, delicatissimo, perché sta a lui in questa avventura il compito più ambizioso, quello di aiutare la politica a riprendere il suo ruolo, ristabilendo l’autorità della democrazia esausta”.

“Tutto il resto naturalmente dipende dalla politica stessa, e in particolare da cosa i singoli partiti sapranno portare dentro questo esperimento, la loro soggettività e la loro identità, oppure semplicemente i loro voti”.

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