Si conferma una “diffusa difficoltà della maggior parte delle banche a reperire informazioni Esg sulle controparti affidate, in molti casi dovuta a difficoltà nell’accesso ai database contenenti i dati sui consumi energetici di imprese e famiglie.”
Tuttavia, per le banche italiane si riscontra un graduale miglioramento nel reperimento e nell’elaborazione di dati di adeguata qualità, a testimonianza di una maggiore capacità rispetto all’anno precedente di misurare il rischio di transizione per la quota parte connessa alle garanzie immobiliari.
Lo rileva la Banca d’Italia nelle Note di stabilità finanziaria e vigilanza sull’analisi delle disclosure Esg.
“La percentuale media degli immobili commerciali e residenziali sprovvisti di alcun tipo di dato (reale o stimato) sui consumi energetici si è infatti ridotta dal 25% al 16%, attestandosi sui livelli delle principali banche europee,” si rileva.
Il peso delle esposizioni della generalità delle banche, europee ed italiane, verso imprese non finanziarie operanti nei settori definiti come “highly contributing to climate change” si conferma elevato, in linea con i valori dell’anno precedente. “Continuano, tuttavia, a essere poco robuste le evidenze disponibili sulla rischiosità delle esposizioni creditizie verso questi settori,” si rileva.
Considerevole risulta anche l’ammontare delle esposizioni soggette al rischio fisico, mentre i primi valori del Gar risultano molto bassi e inducono a riflessioni sulla necessità di apportare miglioramenti alla costruzione dell’indicatore per aumentarne la significatività, aspetto sul quale sono in corso discussioni anche a livello europeo.