Stefano Folli su Repubblica parla del peso del fattore Trump su Europa e Italia: “L’ipotesi di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è ancora lontana – scrive – ma meno di una settimana fa, dopo le primarie in Iowa stravinte dall’ex presidente.
Ne deriva che in prospettiva europea il problema si pone e in Italia riguarda sia la maggioranza di governo sia l’opposizione.
Rispetto a due anni fa la situazione geopolitica si è molto complicata, caricandosi di contraddizioni.
In tutto questo si colloca l’ipotesi Trump.
Se si deve dar credito ai suoi programmi, a novembre potrebbe essere eletto un presidente che detesta l’Europa e in particolare proprio la Germania; che ostenta l’amicizia con Putin e in generale interpreta un sentimento isolazionista (e protezionista) come non si vedeva da tempo.
Un’America che si dichiara pronta a espellere i migranti e considera il muro al confine Sud non tanto un modo per proteggersi dai messicani, quanto una barriera contro il resto del mondo.
Come è ovvio – osserva Folli – nulla vieta di immaginare e sperare che un Trump al secondo mandato si dimostri diverso dai suoi proclami e offra qualche sorpresa positiva.
Ma siamo nel campo delle supposizioni.
Al momento Trump è sinonimo di ribaltamento dell’approccio euro-atlantico, spina dorsale del governo di destra-centro nella versione Meloni.
In teoria dobbiamo aspettarci una ripresa della linea filo-russa oggi silente nella maggioranza, vedi la Lega.
Del resto, anche nell’opposizione riprenderanno fiato i fautori di un’Europa più distante dall’America.
Non solo sull’Ucraina.
È un paradosso, ma una parte del centrosinistra, ossia i 5S, può trovarsi in sintonia con Trump sulla guerra in Ucraina.
E su questo mettere in difficoltà il Pd.
Lo stesso può accadere a destra.
La premier ha costruito un rapporto con la Casa Bianca e con l’establishment atlantico in funzione anti-Putin.
Ora i trumpiani incoraggeranno l’estrema destra nei vari Paesi europei, formazioni a vario titolo simpatizzanti con il Cremlino.
Per Giorgia Meloni non sarà semplice restare fedele alla linea atlantica, essere amica del nuovo potere americano e al tempo stesso tenere a bada le suggestioni destrorse.
La cautela rispetto al Mar Rosso – conclude Folli – si spiega anche con gli sviluppi geopolitici e la difficoltà delle scelte”.