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Ecco le sfide che aspettano il Governo | Lo scenario

Ratifica del Mes, riforma del Patto di Stabilità, Pnrr e Unione Bancaria sono le sfide che si prospettano per il governo.

Del Mes, scrive MF-Milano Finanza, all’assemblea Abi né il presidente Antonio Patuelli né il governatore Ignazio Visco hanno parlato.

La sospensione dell’iter della ratifica è stata considerata da alcuni e dall’opposizione come un escamotage per impiantare un negoziato sulla revisione del Patto di Stabilità e sull’Unione Bancaria; altri hanno ritenuto questa decisione della maggioranza come un modo per trarsi d’impaccio, considerate le posizioni assunte dai rispettivi partiti prima della formazione del governo e in particolare dal partito della premier Giorgia Meloni, quando era all’opposizione; altri, ancora, hanno ipotizzato che si voglia uno slittamento della ratifica fino alle elezioni europee del 2024 confidando in un cambiamento della maggioranza che governa le istituzioni comunitarie e quindi nella possibilità di decisioni radicali sul Mes.

Ma nell’intervento conclusivo dell’assemblea Abi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha messo in evidenza il legame della ratifica in questione con il predetto Patto e con gli impegni finora inosservati per l’attuazione dell’Unione Bancaria: la logica del “pacchetto”, ha detto in sostanza Giorgetti, non è una forzatura ma coglie collegamenti senza i quali la ratifica sarebbe una decisione monca.

In effetti già in tempi non sospetti su queste colonne abbiamo evidenziato le correlazioni con l’Unione Bancaria, dal momento che la riforma del Mes è principalmente mirata a fargli svolgere una funzione di paracadute del Fondo unico di risoluzione delle banche in crisi per l’esigenza di eventuali apporti di risorse, considerato che il Mes può arrivare a una dotazione di 700 miliardi (a fronte di quella attuale di 50 miliardi del Fondo di risoluzione).

E quale migliore occasione per rivedere la tormentata e inadeguata normativa della risoluzione, per la quale Giorgetti ha prospettato un serie di linee di revisione?

Non è l’occasione per riconsiderare questa forma di intervento nelle crisi bancarie che fin qui ha dato una non esaltante prova e, con essa, la gerarchia delle risorse interne aggredibili con il bail-in (in applicazione della Direttiva Brrd), fra le quali anche i depositi bancari, in evidente contrasto con l’articolo 47 della Costituzione sulla tutela del risparmio?

Le recentissime posizioni della Bce, che sostiene l’ipotesi della sospensione del bail-in quando esistessero rischi per la stabilità finanziaria, costituiscono un parziale passo avanti.

Danno comunque ragione a chi, come questo giornale, ha costantemente rivolto critiche alla Direttiva Brrd.

Un collegamento esiste, eccome, anche con la complessa materia degli strumenti di garanzia dei depositi e, in particolare, con l’inedificato terzo pilastro dell’Unione Bancaria, che è appunto l’assicurazione europea dei depositi.

Per la contrarietà dei tedeschi e dei cosiddetti Paesi frugali non si passa all’introduzione della garanzia che viene subordinata a contropartite che, anche se l’assicurazione venisse finalmente decisa, peggiorerebbero complessivamente la situazione attuale.

Ma non si può neppure trascurare il collegamento con il Patto di Stabilità e con l’esigenza che un eventuale ricorso al Mes sia escluso dall’obbligo del pareggio di bilancio o che rientri nella categoria di quelle operazioni per le quali si ritiene necessaria l’introduzione della “golden rule”.

Si doveva pensare prima a questi necessari collegamenti e agire di conseguenza?

Sì.

Ma sarebbe arduo sostenere che, pur avendo colto finalmente i legami, non si debba fare alcunché perché i riflessi della decisione di non procedere alla ratifica sarebbero pesanti a livello europeo.

Certamente di tali ripercussioni bisogna tener conto, ma sarebbe ancora più dannoso abbandonare l’iniziativa per realizzare in maniera virtuosa i suddetti collegamenti.

Ora però è necessario che, assunta la linea del “pacchetto”, il governo faccia conoscere i punti che intende sostenere nel confronto in sede europea.

E si dovrebbero aggiungere chiarimenti sul regolamento del Mes nonché la previsione di un ruolo di controllo dell’Europarlamento.

Del Pnrr hanno invece parlato sia Visco sia Patuelli.

Il primo ha sottolineato che il Piano costituisce un aiuto alla ripresa degli investimenti puntando sull’innovazione.

L’attuazione del Pnrr è l’occasione per ridare slancio alla crescita dell’economia e aggredire le debolezze strutturali.

Patuelli ha messo in evidenza la necessità di una realizzazione tempestiva del Piano chiedendo una semplificazione delle procedure per le banche che intervengono a supporto delle imprese che partecipano a gare per l’assegnazione dei lavori.

Poi ha legato a questa modifica la valutazione dell’opportunità di uno stralcio dalla legge delega per la riforma fiscale di misure urgenti a sostegno degli investimenti e a tutela del risparmio.

Insomma, tutto ruota intorno al Pnrr, la leva di Archimede del rilancio dell’economia.

Se si superano le difficoltà attuative, se si snelliscono i rapporti con Bruxelles, se non si avrà timore di segnalare anche gli intralci e alcuni ritardi, allora può passare in secondo piano anche la vicenda non edificante del Mes.

Sul Pnrr non si può fallire per l’effetto-domino che ne conseguirebbe; così come da un buon risultato delle iniziative scaturirebbero positivi impatti a largo raggio.

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