Sul Corriere della Sera Paolo Mieli commenta il travaglio di Pd e M5s per la scelta del candidato presidente alle Regionali in Basilicata partendo dalla critica al “suggerimento oracolare di Romano Prodi”, secondo il quale il «campo largo» della sinistra è tuttora fertile «ma i contadini non sono ancora abbastanza».
“Strano – sottolinea Mieli -. Quella formula, la grande ammucchiata antiberlusconiana del «tutti assieme per vincere le elezioni», è quella che proprio a lui ha provocato grandi dolori, allorché «coltivatori ribelli» portarono al fallimento dei due governi nati dalle sue vittorie elettorali (1996 e 2006).
E per sovrapprezzo un centinaio di «maledetti kulaki» gli impedì qualche anno dopo di diventare Capo dello Stato.
No, caro Prodi, il problema non è quello di trovare altri coltivatori ma che i due capi delle maggiori formazioni dei contadini, Elly Schlein e Giuseppe Conte, trattino fino a stipulare un patto sensato che sia in grado di reggere di qui alle elezioni politiche.
Dopo aver preso atto di una fondamentale differenza: quella del centrodestra è una combinazione trentennale che sta in piedi anche al di là di una scivolata in Sardegna.
A sinistra è invece tutto più complicato: dopo aver mescolato tra di loro i reduci dei partiti della prima Repubblica e averli portati attorno al 20%, i capi della sinistra dovrebbero adesso amalgamare gli elettorati di ciò che resta del Pd con quelli del movimento che fu di Beppe Grillo.
E non è un’impresa che si risolve con un gioco di prestigio.
Richiede, tanto per cominciare, chiarezza su questioni fondamentali”, in primis “il tema non irrilevante della collocazione internazionale.
Altro che «nuovi contadini» – conclude Mieli -, trovate un accordo tra i coltivatori che ci sono, fatelo apprezzare agli elettori sono rimasti, fondeteli tra loro e provate a candidare esponenti di buon livello che, quando è necessario, sappiano rinunciare alle dolcezze della vita nella capitale.
Al momento, questo è più che sufficiente”.