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Ecco le 21 società italiane pronte all’Ipo | Lo scenario

Si alza il sipario sulla batteria di 21 società italiane che da ieri, e per i prossimi sei mesi, seguiranno un percorso di training mirato alla quotazione a Piazza Affari.

I loro settori di appartenenza sono diversi, e diverse sono le dimensioni: si va da startup in fase di crescita a colossi sopra il miliardo di fatturato.

Come Acciaierie Venete, gigante da quasi 1.400 dipendenti che dovrebbe aver chiuso il 2023 intorno a 1,3 miliardi di fatturato.

Oppure Parmacotto: obiettivo 200 milioni di ricavi nel 2025 e, secondo quanto svelato da MF-Milano Finanza, intenzionata a quotare il 45% del capitale con l’idea di crescere nel mercato americano.

Ad accomunare queste 21 realtà, scrive MF-Milano Finanza, è il fatto di essere state selezionate da Euronext, società paneuropea di cui fa parte anche Borsa Italiana, per partecipare al programma Ipoready.

Un training per 160 medie e piccole imprese europee che, alla fine del percorso, potrebbero essere pronte per fare il balzo nel mercato pubblico dei capitali.

Ieri Euronext ha finalmente svelato i nomi di queste aziende, il cui numero è sceso a 21 (una in meno di quanto annunciato in precedenza).

Oltre alle già citate Acciaierie Venete e a Parmacotto, altri nomi hanno già un discreto rilievo nel panorama imprenditoriale italiano.

Come Hnh Hospitality, gruppo alberghiero veneto che nel 2022 (ultimo bilancio depositato) ha registrato ricavi consolidati di 71 milioni con un utile netto di 2,9.

Oppure la catena di odontoiatria Dentalpro, comprata nel 2017 dal fondo di private equity Bc Partners, che dovrebbe aver chiuso il 2023 sopra i 250 milioni di fatturato.

O ancora, l’azienda produttrice di pane e prodotti derivati Morato: di proprietà del fondo Aliante, la società si è posta l’obiettivo di chiudere il 2023 con 430 milioni di fatturato consolidato.

Tradizionalmente poco rappresentato in borsa, il settore agroalimentare potrebbe essere in rampa di lancio per ritagliarsi il suo spazio nel mercato pubblico: nella rosa di Euronext ben quattro società appartengono al settore agroalimentare.

Oltre a Parmacotto e Morato ci sono anche il birrificio piemontese Baladin e la veneta Centro Carni Company, che nel 2022 ha messo a segno 147 milioni di fatturato.

E poi ci sono nomi ben noti al mondo del venture capital.

A cominciare da Energy Dome, startup attiva nello stoccaggio di energia rinnovabile a partire dalla Co2, che nel 2023 ha annunciato dapprima una raccolta da 55 milioni guidata da un parterre di investitori tra cui Eni Next e Neva sgr (Intesa Sanpaolo), e poi un altro round da 60 milioni.

L’azienda figura tra le candidate italiane a conseguire lo status di unicorno.

Al suo fianco ci sono altre due startup attive nel campo dell’energia pulita: Daze Technology, che sta mettendo a punto una tecnologia per ricaricare le auto elettriche senza bisogno delle colonnine, e Green Investment, realtà marchigiana attiva nei settori delle energie rinnovabili e mobilità sostenibile.

Il settore tecnologico, come prevedibile, è uno dei più presenti nel programma Ipoready.

Nella lista ci sono la lombarda Adt (consulenza per il cloud), la cagliaritana Entando (suite per la costruzione di applicazioni), Hlpy, ribattezzata «la Uber dell’assistenza stradale» e partecipata da Cdp Venture Capital.

E poi c’è Checkmoov, creatrice dell’app Fitprime, che serve a prenotare palestre e centri fitness.

Poco presente, invece, il settore finanziario, solo una società ne fa parte: la fintech Santamaria, specializzata in prestiti e cessione del quinto.

Chiudono il parterre di Ipoready Angelantoni, società umbra che produce camere di prova; l’azienda di costruzioni generali Imaco, con sede a Roma; il gruppo piemontese Lanzi, che sviluppa soluzioni per la sicurezza sul luogo di lavoro; l’abruzzese Taumat, specializzata in componentistica per la meccanica di precisione.

E poi Alia Servizi Ambientali (Multiutility Toscana) e la pugliese Hygge Healthcare (prodotti per la salute e il benessere fisico).

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