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Ecco i segnali economici che arrivano dagli USA | L’analisi di Federico Fubini

Federico Fubini sul Corriere della Sera parla dei segnali dell’economia americana: “In un ordine internazionale che si incrina ogni mese di più – scrive l’editorialista – è facile restare ipnotizzati dal caos e farsi sfuggire ciò che si muove nel senso contrario.

Due guerre drammatiche alimentano la percezione di perdita di controllo degli Stati Uniti sul sistema di relazioni formatosi dopo il 1989.

Eppure, a guardare sotto la superficie, per alcuni aspetti l’America non ha bisogno di essere resa «great again» grande lo è già, e sotto certi parametri lo è come non lo era mai stata.

Anche quando nuove crepe si aprono di continuo.

Il traffico nel Mar Rosso è più che dimezzato a causa degli attacchi degli Houthi filo-iraniani, che le poderose missioni navali euro-americane non riescono a sopprimere.

La Russia, terzo fornitore di petrolio con circa un decimo della produzione mondiale, è sotto sanzioni di un’ampiezza mai vista nella storia a causa dell’aggressione all’Ucraina.

Il Cremlino e Riad intanto stanno orchestrando un profondo taglio di produzione del petrolio per far salire i prezzi e strizzare fino all’ultimo dollaro o euro dalle tasche dei consumatori occidentali.

Sono tutti segni, innegabili, che l’ordine internazionale a guida americana è oggi sotto attacco.

Eppure – dice Fubini – guardate dov’è il prezzo del petrolio.

È un po’ più alto di un anno fa, certo.

Ma nell’ultimo paio di settimane è sceso di quasi il 6%, malgrado le ritorsioni in corso fra l’Iran e Israele che rischiano di trascinare l’intero Medio Oriente in una guerra senza precedenti.

La ragione principale di questa piccola isola di relativo ordine nel caos si trova negli Stati Uniti.

Negli ultimi dieci anni sono diventati il principale produttore di greggio al mondo, davanti all’Arabia Saudita.

Ma la traiettoria di fondo non corrisponde affatto alla retorica sul declino americano.

È vero il contrario, almeno sul piano economico, produttivo, dell’innovazione, delle tecnologie e dei mercati finanziari.

Quella degli Stati Uniti è l’unica grande economia il cui tasso di crescita sia stato rivisto fortemente al rialzo, ancora una volta, nelle ultime previsioni del Fondo monetario internazionale.

Un’altra è che continua a trasformare il mondo con sempre nuove ondate di innovazione.

In confronto – conclude – l’Europa è quasi irrilevante e la Cina ha perso la direzione”.

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