Comunità energetiche rinnovabili, agrivoltaico, eolico offshore, revamping e repowering, pompaggi elettrici e reti elettriche: sono questi i 6 ambiti di sviluppo che possono contribuire ad accelerare il processo di transizione energetica secondo lo Studio “Lo stato dell’arte delle rinnovabili in Italia” realizzato The European House – Ambrosetti.
Il position paper, presentato all’interno del primo Forum delle Energie Rinnovabili “Renewable Thinking”, ideato da CVA – Compagnia Valdostana delle Acque -, in collaborazione con The European House – Ambrosetti e con il patrocinio di Elettricità Futura, individua le direttrici e le leve strategiche per accelerare il dispiegamento delle rinnovabili nel Paese e agevolare il raggiungimento dei target delle rinnovabili al 2030. L’evento ha l’obiettivo di diventare il punto di riferimento annuale per favorire una riflessione strategica sull’evoluzione delle fonti rinnovabili in Italia.
Nella due giorni del Forum sono intervenuti, tra gli altri, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, il Presidente della Regione Valle d’Aosta Renzo Testolin, il Direttore Scientifico di ASVIS Enrico Giovannini, il Presidente della Fondazione Courmayeur Mont-Blanc e Vice Chairman and Senior Advisor di Morgan Stanley Domenico Siniscalco, il Rettore emerito e Professore di Economia ambientale dell’Università Ca’ Foscari e Vice Presidente IPCC Carlo Carraro, il Presidente di Elettricità Futura Agostino Re Rebaudengo, il Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti Valerio De Molli, l’AD di ERG Paolo Luigi Merli, l’AD di Edison Nicola Monti. Per CVA, ideatore del Forum, hanno partecipato il Presidente Marco Cantamessa e l’AD Giuseppe Argirò.
In un contesto generale in cui la decarbonizzazione è sempre più centrale, la prima versione dell’aggiornamento del PNIEC Italiano – Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima – ha rivisto al rialzo i target per le rinnovabili (FER): +70 GW rispetto a oggi. L’obiettivo è, però, più conservativo rispetto a quanto previsto nella bozza del Decreto Aree Idonee (+80 GW) e nel Piano 2022-2030 del settore elettrico elaborato da Elettricità Futura, in coerenza con il REPowerEU (+85 GW). Inoltre, la quota FER nel mix elettrico prevista dal PNIEC al 2030 è pari al 65%, 16 punti percentuali in meno al target indicato dalla Spagna e di 15 punti percentuali in meno della Germania.
Raggiungere i target sull’installazione di rinnovabili previsti al 2030 richiederà investimenti compresi tra 74 (secondo il PNIEC + 70 GW) e 90 miliardi di euro (solo per la generazione elettrica secondo il target +85 GW del Piano 2030 del settore elettrico elaborato da Elettricità Futura e coerente con il REPowerEU), con l’attivazione fino a 540mila nuovi occupati (nel settore elettrico e nella sua filiera industriale) e una riduzione delle emissioni fino a 270 milioni di ton CO2 nel periodo del Piano. Allo stesso tempo, le ricadute economiche attese sono importanti: si genererebbero benefici economici compresi tra 121 e 148 miliardi di euro nella sola generazione elettrica.
Per cogliere appieno i benefici delle rinnovabili, è però necessario sviluppare le filiere industriali green, in un contesto in cui l’UE detiene solo il 14% della capacità produttiva globale di eolico e solare, concentrando gli sforzi sui 6 ambiti di sviluppo sopra menzionati. In dettaglio, per quanto riguarda le CER – Comunità Energetiche Rinnovabili – al 2030 è prevista potenza installata di oltre 7 GW; altro ambito su cui puntare è l’agrivoltaico, con potenziali 23 GW al 2030; prospettive interessanti anche per l’eolico offshore, per il quale l’obiettivo di capacità installata al 2030 è 2,1 GW; fondamentali anche le operazioni di revamping e repowering, attraverso le quali si potrebbero ottenere circa 15 GW; importante, infine, lo sviluppo dei pompaggi idroelettrici e chimici di grande taglia (+80GWh), per favorire l’integrazione delle fonti rinnovabili e delle reti elettriche con un incremento di +13% di domanda elettrica da gestione al 2030.
Nel 2022 l’Italia ha installato 3,1 GW (rispetto a 1,1 GW nel periodo 2015-2021), di cui un terzo è legato al fotovoltaico di piccola taglia, che ha beneficiato del Superbonus. Nei primi 5 mesi del 2023, invece, sono stati installati 2,1 GW di rinnovabili. Questo ritmo di installazione è però ancora inferiore a quello dei peers europei (sia per il fotovoltaico sia per l’eolico) ed è insufficiente a raggiungere i target previsti. Per essere compliant con gli obiettivi al 2030, l’Italia, infatti, dovrebbe installare 10 GW l’anno, aumentando di circa 3 volte quanto installato nel 2022.
Due indici aiutano a comprendere meglio lo stato dell’arte e l’evoluzione del settore. Il Renewable Thinking Indicator mostra come, al 2022, l’Italia abbia valorizzato solo il 30% dell’opportunità di sviluppo attivabile dalle FER nel breve-medio termine (circa 10 anni). Il Renewable Thinking Speedometer – che misura la velocità relativa delle regioni rispetto all’opportunità di sviluppo – rivela, inoltre, come il ~60% della nuova potenza rinnovabile identificata nella Bozza di Decreto delle Aree Idonee sia localizzata nelle regioni che si stanno muovendo più lentamente della media italiana.
Secondo gli indici elaborati dallo Studio, l’opportunità di sviluppo da FER attivabile nel breve-medio termine è circa di 130 GW, di cui il 50% concentrato nel Mezzogiorno. Al 2022, l’Italia ha una capacità installata da FER di 56,2 GW pari al 30% dell’opportunità di sviluppo presente sul territorio. Ne consegue che il progresso italiano è ancora troppo lento per i target richiesti.
Eppure, in Italia ci sono 33 GW nelle ultime due fasi del processo di richiesta di connessione alla rete che possono essere rapidamente abilitati in 2/3 anni. Per concretizzare questa opportunità, è necessario intervenire a più livelli, a partire dal quadro regolatorio e con azioni a favore dello sviluppo del mercato: accelerare i tempi autorizzativi e le procedure, accrescere la partecipazione alle aste FER, razionalizzare la definizione dei sistemi incentivanti, implementare i principali bandi legati alle FER e rideterminare la durata delle concessioni idroelettriche.
Se sarà in grado di sviluppare appieno questo potenziale, a partire dalle best practice già attuate e dalle direttive identificate, l’Italia sarà in prima linea nella transizione in chiave green, al passo con i peers europei.